Seggi aperti oggi in Israele. Dopo appena cinque mesi dalle ultime elezioni generali oltre 6 milioni di israeliani sono chiamati alle urne per eleggere la nuova leadership dopo lo stallo politico dello scorso aprile tra il partito Likud del premier Benjamin Netanyahu e quello centrista Blu-Bianco dell’ex capo di Stato maggiore Benny Gantz. Schieramenti che appaiono ancora affiancati ma lontani dal raggiungere la maggioranza parlamentare di 61 seggi: i sondaggi prevedono infatti, ancora una volta, un testa a testa fra i due partiti, esattamente come lo scorso 9 aprile quando ottennero ciascuno 35 deputati in Parlamento.

Oggi le previsioni sono stimate attorno ai 32 seggi ciascuno, su un totale di 120. Se così fosse i due leader sarebbero costretti a giocarsi nuovamente la leadership con accordi e alleanze. Certo è che, come allora, questo voto ha tutta la sensazione si essere l’ennesimo referendum di fiducia o meno a Netanyahu, diventato ormai il premier più longevo della storia del Paese. Neanche a dirlo, l’attenzione è sugli accordi di pace con i palestinesi: da un recente sondaggio, condotto dal Jerusalem Media and Communication Center, è emerso che oltre il 40 per cento dei palestinesi ritiene che le elezioni in Israele avranno un impatto negativo su di loro, mentre il 25 per cento non si aspetta nulla. Honaida Ghanim, direttrice generale del Palestinian Forum for Israeli Studies (Madar), citata dal sito di Ynet, ha detto di credere che “i palestinesi stiano seguendo con grande preoccupazione le elezioni, perché in queste elezioni verranno prese molte decisioni che riguardano il futuro del sogno di uno Stato palestinese”.

A far crollare gli accordi di pace tra palestinesi e israeliani sarebbe la promessa, fatta in campagna elettorale da Netanyahu, di annettere immediatamente, se rieletto, sotto la sovranità israeliana la Valle del Giordano, che si estende dalla città israeliana di Beit Shean, a nord, fino al mar Morto, a sud, e che rappresenta, con i suoi 2.400 chilometri quadrati di superficie, quasi un terzo della Cisgiordania, territorio palestinese occupato da Israele nella guerra dei Sei giorni del 1967. Con questa promessa Netanyahu mira a raccogliere più voti possibili a destra. Se basterà per conquistare una solida maggioranza nel Knesset, il parlamento israeliano, si saprà solo mercoledì quando verranno resi pubblici i risultati di questa giornata elettorale. Per motivi di sicurezza, dalla scorsa notte e per tutta la giornata, restano chiusi i valichi di transito verso la Cisgiordania e verso Gaza.

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