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Il figlio di Beppe Grillo indagato con tre amici: “Violenza sessuale di gruppo su una modella”

La notizia è riportata dalla Stampa. I fatti sarebbero avvenuti a Porto Cervo. Secondo il quotidiano torinese gli investigatori hanno acquisito i cellulari dei quattro ragazzi, in uno dei quali è stato trovato un video della serata. L'interpretazione però "non è univoca": secondo la giovane quel video dimostra la violenza, per gli avvocati difensori il contrario, e cioè che il rapporto era consenziente. Gli accertami sul video devono ancora essere svolti, mentre i quattro ragazzi hanno respinto ogni addebito
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Ciro Grillo, il figlio diciannovenne di Beppe, è indagato insieme a tre amici dalla procura di Tempio Pausania per una presunta violenza sessuale di gruppo. Ad accusarli è una modella di origini scandinave incontrata il 16 luglio in una discoteca in Costa Smeralda. Ne dà notizia La Stampa. Secondo il quotidiano torinese ieri la pm titolare del fascicolo Laura Bassani ha interrogato per ore i quattro ragazzi, tutti figli di medici, imprenditori e professionisti genovesi. Il quotidiano torinese aggiunge che gli investigatori hanno acquisito tutti i cellulari, in uno dei quali è stato trovato un video di quella sera. La cui interpretazione però “non è univoca”: secondo la modella il video dimostra la violenza, per gli avvocati difensori il contrario, e cioè che il rapporto era consenziente. Gli accertamenti sui cellulari dai ragazzi – sequestrati dai carabinieri di Milano – non sono stati ancora compiuti. Saranno effettuati non appena verrà conferito l’incarico secondo le garanzie di legge previste per le parti coinvolte.

A operare il sequestro sono stati i militari del capoluogo lombardo perché a ragazza ha presentato la denuncia ai carabinieri di Milano una decina di giorni dopo la serata, iniziata in discoteca e finita nella villa del comico e fondatore del M5s a Porto Cervo. Ha raccontato che all’inizio si era appartata con uno dei quattro, poi si sono aggiunti gli altri tre. E che il rapporto è avvenuto contro la sua volontà. I giovani, però, negano. I loro legali, aggiunge La Stampa, hanno sostenuto che il racconto della modella presenta “debolezze“. In particolare il ritardo della denuncia, presentata solo dopo il ritorno a Milano, la continuazione della vacanza per un’altra settimana e la pubblicazione di foto del viaggio sui social network, anche dopo che si sarebbe consumata la presunta violenza sessuale.

Sono due gli elementi al vaglio della procura sarda. In primo luogo c’è da chiarire se i protagonisti della vicenda, presunta vittima compresa, avessero fatto o meno abuso di alcol o droghe, in secondo luogo – ma i due aspetti sono collegati – si valuta lo stato di minorata difesa legato alla superiorità fisica e numerica dei quattro ragazzi, specie se si confermasse l’ipotesi che la modella era in stato di alterazione psicofisica. Sentiti dalla procura i quattro si sono difesi sostenendo che la giovane era consenziente. “Nessuna dichiarazione, nessun commento. Non ci sono dichiarazioni da fare e nulla da dire. Non conosciamo il contenuto degli atti perché sono coperti da segreto”, ha detto uno dei cinque legali genovesi – Paolo Costa, Enrico Grillo, Ernesto Monteverde, Romano Raimondo e Gennaro Velle – che difendono i quattro ragazzi. Il legale ha comunque confermato che gli indagati hanno “rigettato ogni addebito“. “Faremo presto, a garanzia degli indagati e della parte offesa”, dice Gregorio Capasso, capo della Procura di Tempio Pausania, che ieri ha condotto gli interrogatori insieme al pm. “Data la delicatezza del caso – precisa il procuratore – sulla vicenda manteniamo il massimo riserbo”.

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