Chiedono di contare di più nel partito per contrastare il populismo. D’altronde, sostengono, sono stati eletti direttamente dai cittadini e grazie alle loro politiche alle ultime elezioni amministrative il Pd ha retto e vinto in molte città “nonostante il vento politico avverso”, sottolineano. Firenze, Bari, Bergamo, Modena, Reggio Emilia, Pesaro e Livorno sono alcune dei capoluoghi dove nel 2019 i dem hanno mantenuto o conquistato la poltrona di primo cittadino. E così diciotto sindaci Pd hanno scritto alla commissione Statuto di largo del Nazareno, presieduta da Maurizio Martina, chiedendo di istituire l’Assemblea dei sindaci. La lettera è firmata dai primi cittadini di grandi città come Beppe Sala a Milano, Dario Nardella a Firenze e Antonio Decaro a Bari, ma anche da Giorgio Gori, sindaco di Bergamo, Matteo Ricci, che guida l’amministrazione di Pesaro, Federico Borgna, a capo di quella di Cuneo, e molti altri ancora.

“La recente tornata elettorale, pur nella concomitanza con il voto europeo nettamente favorevole alla Lega, ha dimostrato il forte radicamento di molti sindaci democratici nelle loro città”, premettono nella lettera. Sottolineano di essere riusciti a farsi rieleggere- o eleggere – perché hanno saputo anche rispondere “ad una generale richiesta di protezione e di vicinanza. Con concretezza, sfidando gli slogan dei partiti populisti”. Il populismo è proprio uno degli obiettivi dei sindaci, consapevoli che a livello nazionale “più pesano le leadership e la propaganda dei partiti nazional-populisti”.

I firmatari della lettera vorrebbero quindi inserire il loro progetto sulla scia del Forum degli amministratori Pd, aperto ai sindaci delle liste civiche di centrosinistra, voluto dal segretario Nicola Zingaretti e affidato al primo cittadino bergamasco Giorgio Gori, che oggi in un’intervista a Repubblica lo giudica “un primo passo importante”, anche se lui ritiene “che serva qualcosa di più”. “Crediamo però che per cogliere pienamente il potenziale contributo dei sindaci sia necessario istituzionalizzarne maggiormente il ruolo”, si legge nella lettera.

Per questo chiedono a Martina, responsabile della riforma dello statuto del partito, di istituire questo nuovo organismo aperto sia ai sindaci dei capoluoghi, sia a quelli di città con almeno 30mila abitanti, siano essi politici iscritti al Pd o eletti con liste civiche di centrosinistra. “L’Assemblea che proponiamo elegge un direttivo di x membri e un presidente (o coordinatore)”, illustrano. Gli esponenti delle liste civiche potranno essere eletti nel direttivo, ma presidenti o coordinatori. I promotori di questa riforma vorrebbero poi che l’assemblea elegga una rappresentanza che partecipi all’assemblea nazionale e un componente per la direzione del partito e per la segreteria nazionale”.

Sempre Gori a Repubblica parla di concretezza: “Ci sono temi come quelli dell’immigrazione e della sicurezza che nelle nostre città affrontiamo tutti i giorni, dove è essenziale che il Pd abbia una posizione chiara, cosa che non ha – ha dichiarato -. Se il fenomeno dell’immigrazione è diventato il grimaldello con cui Salvini si è preso l’Italia noi ne abbiamo sicuramente una parte di responsabilità”. Gori si spinge anche oltre, guardando ai punti in comune con un ex M5s, il primo cittadino di Parma Federico Pizzarotti, fondatore del cosiddetto partito dei sindaci, “Italia in Comune”: “In molte città abbiamo collaborato. Ci sono moltissime affinità”.

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