Massimo Vittorio Berruti, Gaetano Quagliariello e Luigi Vitali. Ma anche Paolo Romani. L’ex fedelissimo di Silvio Berlusconi, per una vita al fianco dell’ex Cavaliere dai tempi di Lombardia Tv fino al ruolo di ministro dello Sviluppo Economico, passa con gli “scissionisti” di Giovanni Toti. Con un ruolo da protagonista, visto che sarà fra i fondatori di “Cambiamo”, andando personalmente all’appuntamento dal notaio per la costituzione del nuovo movimento di centrodestra. “Ma faremo un ultimo tentativo per cambiare dall’interno Forza Italia, che io non lascio“, precisa Romani in un’intervista a Repubblica.

“Tecnicamente è una scissione“, aveva detto ieri Toti al programma di La7, In Onda. Ma Romani per il momento frena. “Vogliamo riconquistare quegli elettori che ci hanno abbandonati, collocandoci alla sinistra della Lega”. E ancora: “Chiediamo a Berlusconi di farsi, da monarca assoluta, monarca costituzionale, e di concederci lo Statuto albertino”, spiega nel colloquio con Concetto Vecchio. “Bisogna prendere atto che il dominus nel centrodestra oggi non è più Berlusconi, ma Salvini – dice il presidente della Regione Liguria – Forza Italia è precipitata al 6 per cento, i conti non tornano. A Silvio Berlusconi, a cui devo riconoscenza infinita, già anni fa avevo chiesto di prevedere forme di partecipazione dal basso, un partito più orientato sul digitale. Non è successo nulla. Oggi sembriamo avere più eletti che elettori“.

Romani si prende anche il rischio di “fare da stampella” alla Lega di Matteo Salvini. “È possibile – dice – siamo talmente piccoli. Ma la politica è fatta di progetti, di speranze, bisogna rischiare. Se siamo al minimo storico vuol dire che c’è un problema”. E poi: “Oggi Forza Italia non è un partito contendibile, perché non ci sono regole e modalità di partecipazione. Intendiamo, insieme ai tanti amministratori locali di Cambiamo, tornare a discutere, collocandoci nel perimetro del centrodestra“. L’ex fedelissimo non teme la “maledizione dei ribelli” che ha colpito, ad esempio, Gianfranco Fini e Angelino Alfano: “Erano altri tempi. Noi, per dire, non puntiamo a fare gruppi parlamentari autonomi. Berlusconi? Non lo sento da un bel po’, diciamo che non l’ho cercato“.

Intanto, ieri sera a In Onda proprio Giovanni Toti ha affermato che “lo spazio di un movimento politico nuovo è tra il 3% e il 7%“. Secondo l’ex direttore del Tg4, “Cambiamo è un movimento che parte dal basso e vuole coinvolgere tutti quelli che cercano un posto dove poter esprimere con entusiasmo le proprie idee e tornare a fare politica. Da settembre sarò in tutta Italia per incontrarvi e dirlo a ciascuno di voi. Io non ho chiesto di reclutare parlamentari, questa non è un’operazione di palazzo. A settembre inizierò un tour in tutta Italia perché mi interessa prima di tutto aggregare chi non sta in Parlamento”. Con Berlusconi, “ci siamo parlati tanto, ma evidentemente non ci siamo capiti per niente. Lui ha il diritto di dire che in Forza Italia va tutto bene così, noi abbiamo il diritto di dire che può esistere qualcosa di diverso“.

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