“Dopo aver inoltrato al governo la richiesta avanzata da alcuni gruppi che il ministro Salvini venga in Aula a riferire non ho ricevuto alcuna risposta rispetto alla sua disponibilità. Prendo atto a questo punto del diniego del Viminale. Lo ritengo una mancanza di rispetto istituzionale nei confronti del Parlamento“. Lo dice il presidente della Camera Roberto Fico intercettato dai cronisti a Montecitorio. Oggi, per l’ennesima volta, l’altro vicepremier, Luigi Di Maio, aveva ribadito la necessità che il ministro dell’Interno vada di fronte alle Camere per rispondere e chiarire la vicenda dell’incontro nell’albergo moscovita a cui ha partecipato il suo ex portavoce Gianluca Savoini. Posizione che i Cinquestelle continuano a ripetere: “Ma questo – dice Di Maio al Corriere della Sera – sarebbe valso anche per qualsiasi esponente del Movimento 5 Stelle. Avremmo chiesto lo stesso. Andare in Aula tra l’altro è anche un’occasione per dire la propria”. Di Maio ha ribadito il concetto su facebook: “Se da giorni sto dicendo che il ministro dell’Interno è meglio che vada a riferire in Parlamento non è per la colpevolezza anzi, sono stato vicepresidente della Camera per cinque anni e so bene che quando si hanno le proprie ragioni si spegne tutto un’ora dopo, se non ci si va si alimentano i sospetti. Se avessi il sospetto che la Lega ha preso soldi dai russi non ci starei al governo, però devono metterci in condizione di difenderli”.

Per il momento solo il presidente del Consiglio Giuseppe Conte ha dato la disponibilità a riferire al Senato la prossima settimana, il 24 luglio. “Io sono il presidente del Consiglio, sono la massima autorità di governo” ha spiegato ieri ai giornalisti. Una mossa in nome della “trasparenza” – come anche lo stesso Conte ha ripetuto per tre-quattro volte in una settimana –  che assomiglia a un atto politico mette in evidenza la differenza di “stile” rispetto al ministro dell’Interno. Incalzato dai giornalisti che gli hanno chiesto se oltre alla sua informativa ci sarà quella di Salvini, il premier si è limitato a replicare: “Io il 24 sarò il Aula“.

Ma al Corriere della Sera Salvini ha risposto quasi con sarcasmo su questo punto. “Che ne sa il premier dei presunti finanziamenti alla Lega?”. “D’altronde – aveva detto Salvini – Conte ribadisce ogni giorno che è il presidente del Consiglio. Io non mi alzo la mattina dicendomi: ‘Matteo, sei ministro dell’Interno’. Detto questo, andrò in Parlamento a ribadire quello che ho sempre detto”. Nel merito Salvini ripete quello che dice dal primo giorno: “C’è un’inchiesta in corso da mesi, possono cercare quello che vogliono, ma non trovano un euro, un dollaro: non trovano nulla: non c’è nessun presunto finanziamento e continuerò a sostenere questa tesi”. Il leader della Lega dice che di fidarsi delle persone che gli sono vicine, riferendosi a Savoini e a Claudio D’Amico (collaboratore del ministro che invitò Savoini al ricevimento di Putin a Villa Madama). “Se poi qualcuno sbaglia, con me paga doppio“, dice Salvini. “Ma – argomenta – sulla fantasia o sulle ipotesi io non condanno e non scarico nessuno. La cosa di caricare me l’hanno detta anche su Siri e su Garavaglia: “Perché difendi uno che ha fatto turbativa d’asta?”. Lo difendo perché lo ritengo una brava persona. E ho fatto bene: assolto dopo un calvario. Probabilmente erano pronti i comunicati stampa ciclostilati dei 5S da mandare in caso di condanna”.

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