Un orso bruno di tre anni, chiamato M49, sta causando diversi danni in Trentino. Motivo per cui il presidente della provincia di Trento, Maurizio Fugatti, ha ordinato la sua cattura, scatenando le proteste di diverse associazioni animaliste. Il ministro dell’Ambiente, Sergio Costa, ha risposto al presidente Fugatti che l’ordine di cattura non è valido: “non può farlo”, in quanto è necessaria una valutazione “ufficiale da parte dei tecnici della conferma della sua pericolosità”.

La Giunta di Trento: “Rischio di un attacco all’uomo”
L’ordine di cattura è stato deliberato venerdì dalla Giunta della provincia autonoma di Trento. L’orso M49, secondo l’assessore all’agricoltura, Giulia Zanotelli, è il responsabile dell’80% dei danni causati dai grandi carnivori in Trentino nel 2019. L’animale avrebbe commesso numerosi danni agli allevatori e attacchi al bestiame. “Il via libera ci sarà con una mia ordinanza”, ha dichiarato Fugatti. “Non attendiamo più la pronuncia del ministro e diamo mandato alle strutture provinciali di procedere alla cattura di M49. Non vogliamo attendere il rischio di un attacco all’uomo”. Il presidente trentino ha accusato il ministero dell’Ambiente di non avere risposto a diverse lettere inviate per sollecitare la questione: “Se il ministero non ci dà risposte le risposte le daremo noi, assumendoci le nostre responsabilità perché stiamo dando risposta a tutela della sicurezza pubblica”. Se catturato, ha assicurato Fugatti, l’orso “andrà a vivere in situazione protetta e sicura per la sua incolumità”.

Costa: “Inutile forzatura, pericolosità da dimostrare”
Totalmente diversa la versione del ministro dell’Ambiente, che definisce la mossa della Giunta di Trento “un’inutile forzatura. Su un tema così rilevante bisogna lavorare con professionalità e rispetto delle regole”. Costa nega inoltre le accuse di irreperibilità, dicendo che tra lui e la provincia “i rapporti in queste settimane sono stati costanti. L’interlocuzione non è mai mancata anche se può capitare che i punti di vista possano essere differenti. Abbiamo risposto sempre attraverso atti amministrativi e nelle giuste sedi istituzionali”. Sulla questione, il ministro è molto chiaro: il caso di M49 è da tempo studiato dall’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale. L’orso, ammette, è stato “confidente” con gli insediamenti umani, si è avvicinato ed è entrato, “in cerca di cibo, in strutture come una stalla e una casa estiva in quel momento non abitata”. Ma il punto è che per i danni è previsto un risarcimento, ma non la cattura. Sono “i tecnici specializzati e quindi l’Ispra che devono dare una risposta: l’orso è pericoloso per l’uomo? Si avvicinerebbe a una casa abitata? A una scuola, a un gruppo di persone in gita?”. Insomma, la delibera provinciale, senza un parere dei tecnici, non è valido.

Animalisti: “Non vogliamo un altro caso Daniza”
Sono contrari all’ordine di cattura anche le associazioni animaliste Enpa, Lac, Lav, che in una nota congiunta hanno fatto appello a Costa affermando che la cattura potrebbe mettere a rischio la vita dell’orso. Bisogna, affermano, “evitare una cattura ingiusta, non rispettosa dei principi contenuti nel Piano di azione interregionale per la conservazione dell’orso e che rappresenterebbe un ennesimo caso di ‘mala gestione’ degli orsi”. Le associazioni hanno poi ricordato il caso simbolo di Daniza, l’orsa che non è sopravvissuta ai narcotici usati per catturarla. “Gli orsi sono particolarmente protetti dalla legge italiana numero 157/92”, scrivono gli animalisti. “Non sono un bene che appartiene al Trentino, ma un patrimonio indisponibile dello Stato e dunque di tutti i cittadini. Soprattutto davanti all’atteggiamento di chiusura e arroganza dimostrata dalla Provincia, con la complicità di chi fomenta odio e allarmismo ingiustificato”. L’Ente nazionale protezione animali ha commentato positivamente l’intervento del ministro Costa, ed spera che “di fronte all’autorevole presa di posizione del titolare dell’Ambiente, il presidente Fugatti e la Provincia di Trento rinuncino a un pericoloso braccio di ferro con il governo centrale. Un eventuale colpo di mano sarebbe del tutto illegittimo e illegale e porterebbe la Provincia nel mirino della Corte dei Conti”.

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