Il Partito democratico umbro ha deciso di ritardare le dimissioni della governatrice indagata nell’ambito dell’inchiesta sui presunti concorsi “pilotati” all’ospedale di Perugia. Nonostante la stessa presidente Catiuscia Marini oggi si sia presentata da dimissionaria in Aula e abbia letto una lettera in cui, pur attaccando i colleghi del Pd, ribadiva il passo indietro, il gruppo ha poi messo in atto una strategia completamente diversa e rinviato a data da destinarsi la decisione.

A firmare il colpo di scena è stato il capogruppo Pd Gianfranco Chiacchieroni che ha presentato una proposta per rinviare la discussione e che è stata approvata con 11 voti favorevoli otto contrari. Motivo? La necessità di “approfondire il dibattito”. Contro il rinvio si sono espresse le opposizioni. Di “grave errore politico” ha parlato il capogruppo di FdI e portavoce del centro destra Marco Squarta. “La Regione non può più aspettare” ha detto. “La gente chiede chiarezza” ha sottolineato Valerio Mancini, Lega. “Netto dissenso” dal capogruppo di FI Roberto Morroni per il quale “non si può narcotizzare il dibattito trasformandolo in un mini congresso del Pd”. Per Maria Grazia Carbonari, M5s, la maggioranza “cambia idea di ora in ora su cosa fare”. “Sarà il momento di chiuderla qui” ha aggiunto. Intanto i gruppi di maggioranza hanno presentato una mozione di sostegno a Marini.

Marini in realtà, subito dopo la notizia dell’inchiesta a metà aprile, aveva già annunciato il suo passo indietro. Mancava solo l’ufficializzazione del consiglio, che però a sorpresa non è arrivata. La presidente nel suo intervento in Aula ha dichiarato che le sue dimissioni sono legate a questioni “politico-istituzionali” e non personali. “Eventi – ha aggiunto – che impongono un confronto nel pieno rispetto delle prerogative dell’Assemblea legislativa”. La presidente dimissionaria ha quindi ricordato che la vicenda giudiziaria “ha avuto un impatto rilevante per i suoi contenuti e per l’effetto politico e mediatico avuto”. “Il senso di responsabilità e di lealtà – ha proseguito – mi ha indotto a dare le dimissioni che ribadisco. Una posizione di chiarezza politica ed istituzionale“. L’inchiesta sui concorsi vede indagata la stessa Marini. Agli arresti domiciliari sono finiti l’ex assessore regionale alla Sanità, Luca Barberini, Pd, poi tornato libero, l’ex segretario regionale del Partito democratico Gianpiero Bocci, l’ex direttore generale dell’Azienda ospedaliera di Perugia, Emilio Duca e quello amministrativo, Maurizio Valorosi.

“Non si può governare l’Italia in base ai sondaggi”, ha continuato la Marini. “Il Pd solo essendo riformista e garantista potrà dare il proprio contributo alla crescita dell’Umbria”. Nei giorni precedenti le dimissioni e in seguito all’inchiesta, esponenti di primo piano del Pd, come il segretario Nicola Zingaretti, avevano invitato Marini a un gesto di “responsabilità”. “L’Italia e l’Umbria – ha detto ancora Marini – richiedono una visione lunga, che guardi alle grandi prospettive e possano garantire un futuro al Paese e a questa regione”. La presidente dimissionaria ha comunque sottolineato di avere “lavorato nell’esclusivo interesse dell’Umbria e degli umbri”. “Spetta a questa Assemblea – ha detto ancora Marini nella prima parte del suo intervento – affrontare gli aspetti politici della vicenda, con un dibattito vero e aperto. Il Pd è chiamato a non prendere scorciatoie, a svolgere il proprio chiarimento interno e rispetto alla comunità regionale”.

 

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