Via alla Camera della discussione della mozione unitaria sul riconoscimento del genocidio del popolo armeno, avvenuto tra il 1915 e il 1916 ad opera dell’impero Ottomano, anche da parte del governo italiano. Il Parlamento infatti aveva già riconosciuto il genocidio nel novembre del 2000, ma da allora manca ancora quello dell’esecutivo. Per sollecitarlo è stata presentata una mozione a prima firma Paolo Formentini (Lega) ma con l’approvazione di tutti i partiti tranne, almeno nella presentazione del testo, Forza Italia. Infatti tra i firmatari vi sono i deputati Sabrina De Carlo (Movimento 5 stelle), Andrea Delmastro Delle Vedove (Fratelli d’Italia) e Lia Quartapelle Procopio (Partito Democratico). “Con questa mozione chiediamo al nostro governo di riconoscere il genocidio degli armeni come tale, e ci piacerebbe che altri governi, compreso quello turco, facessero lo stesso, per dare tutti insieme uno sguardo al futuro”, ha detto in aula il deputato leghista Giulio Centemero.

Il sottosegretario Vincenzo Santangelo (M5s) ha sostenuto la mozione: “L’Italia ritiene che la questione dei massacri perpetrati in Anatolia nel 1915 debba essere affrontata mediante un dialogo costruttivo fra le parti, scevro da pregiudizi e preconcetti”. Pertanto l’esecutivo incoraggia  la Turchia e l’Armenia a intensificare e portare avanti gli sforzi volti a venire a patti con il passato, aprendo così la strada a un’autentica riconciliazione tra i due popoli”.

La Turchia convoca l’ambasciatore italiano
La risposta della Turchia non si è fatta attendere. L’ambasciatore italiano ad Ankara, Massimo Gaiani, è stato convocato al ministero degli Esteri turco per esprimere disappunto. Ankara ha ribadito con forza che il massacro degli armeni commesso durante la prima guerra mondiale non è configurabile come un genocidio. Anche se nel 2014 l’allora premier – ora presidente – Recep Tayyip Erdogan aveva offerto le sue “condoglianze ai nipoti degli armeni uccisi nel 1915”, auspicando che “gli armeni che avevano perso la vita nelle circostanze dell’inizio del XX secolo riposassero in pace”. Ma a febbraio, quando Emmanuel Macron aveva dichiarato il 24 aprile giornata della commemorazione del genocidio armeno, il governo del rais lo aveva invitato a occuparsi dei “problemi politici” del suo Paese.

Il termine “genocidio” in Turchia è reato
Il primo stato al mondo a riconoscere il genocidio armeno, nel 1965, fu l’Uruguay. I sudamericani sono stati poi seguiti da una ventina di Oaesi tra cui Russia, Argentina, Città del Vaticano e anche l‘Unione europea. L’ultimo paese a farlo è stato l’Olanda nel febbraio scorso. Il premier israeliano Benjamin Netanyahu invece, meno di un anno fa aveva fatto slittare il dibattito parlamentare sul riconoscimento. Il termine “genocidio” in Turchia è punito con il carcere in base all’articolo 301 del codice penale che prevede il reato di “vilipendio dell’identità turca“. Proprio per questo sono stati perseguiti il Nobel per la letteratura Orhan Pamuk e il giornalista di origine armena Hrant Dink.

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