Gli hanno sparato mentre stava pagando il conto in un ristorante di Città del Messico. Un agguato in piena regola, avvenuto nella notte tra mercoledì e giovedì. Salvatore De Stefano, italiano di 35 anni, è morto prima di arrivare in ospedale, mentre il killer è fuggito a bordo di una moto guidata da un complice che lo aspettava. Come riporta il giornale ‘El Universal’, gli inquirenti non escludono che l’omicidio sia collegato all’attività svolta dall’italiano, ossia la vendita di macchinari. Circostanza che il caso ha in comune con la scomparsa dei tre napoletani di cui si sono perse le tracce a gennaio 2018, ossia il 61enne Raffaele Russo, il figlio Antonio, 26 anni e il nipote Vincenzo Cimmino, 30 anni, che si trovavano nella zona di Tecalitlan, nello Stato di Jalisco, terra dei narcos.

L’OMICIDIO A CITTÀ DEL MESSICO – Salvatore De Stefano, originario di Napoli, aveva cenato al ristorante ‘Bella Donna’ del quartiere di Cuauhtemoc, nel centro della capitale messicana. Era insieme a due amici connazionali, Luca e Domenico, di 35 e 55 anni. L’obiettivo del killer, però, era solo De Stefano, l’unico a essere stato raggiunto da diversi colpi di arma da fuoco. Secondo alcune testimonianze, il 35enne avrebbe anche cercato di opporre resistenza. Un dipendente del ristorante ha dichiarato all’emittente tv Televisa che durante la sparatoria si sono sentite imprecazioni e maledizioni in italiano. Una circostanza che porta a ritenere che anche il killer possa essere di nazionalità italiana. All’arrivo dei soccorritori l’uomo era ancora in vita, ma è morto durante il tragitto in ospedale.

LE INDAGINI – È stato aperto un fascicolo di inchiesta per omicidio doloso, mentre sul corpo è stata disposta l’autopsia. Il quotidiano ‘La Silla Rota, ha intanto pubblicato una foto del killer, estrapolata dai video delle telecamere di vigilanza. Si tratterebbe di un uomo tra i 25 ed i 30 anni, che indossava un giubbotto nero e un berretto. È fuggito a bordo di una moto di grossa cilindrata. Nel frattempo il ministero degli Esteri ha fatto sapere che l’Ambasciata d’Italia a Città del Messico, in stretto raccordo con la Farnesina e con le autorità locali “segue con la massima attenzione il caso di Salvatore De Stefano” ed è in contatto “con la famiglia del connazionale per garantire ogni possibile assistenza”.

LA PISTA PRINCIPALE: LA STESSA ATTIVITÀ DEI NAPOLETANI SCOMPARSI – Al momento, la pista principale lega l’agguato all’attività svolta da De Stefano in Messico, ossia il settore dell’import ed export di macchinari. Il 35enne, però, pare vendesse attrezzature cinesi, spacciandole per tedeschi. Il settore, tra l’altro, è lo stesso nel quale lavoravano anche i tre napoletani scomparsi più di un anno fa dalla zona di Tecalitlan, nello Stato di Jalisco. Secondo quanto ricostruito finora nella loro scomparsa sono coinvolti, oltre a un gruppo armato, anche alcuni agenti di polizia attualmente agli arresti. Per gli investigatori locali anche in questo caso la loro scomparsa sarebbe legata all’attività di vendita di prodotti contraffatti. A febbraio scorso l’Alto commissariato per i diritti umani delle Nazioni Unite ha accolto il ricorso depositato proprio in merito alla vicenda dei tre napoletani. In pratica l’Onu, come spiegato dai legali delle famiglie dei tre, Claudio Falleti e Griselda Herrera, sta trattando il caso in virtù dell’ex articolo 30 della convenzione internazionale contro le sparizioni forzate, ovvero con carattere di urgenza. Oltre a continuare le ricerche, il Messico è tenuto a inviare atti e informazioni alle famiglie, ai legali e al comitato delle sparizioni forzate di Ginevra. Finora, però, la sensazione è che rispetto a un anno fa, siano stati davvero pochi i passi in avanti fatti.

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