Tremila pratiche per il rimborso di altrettante famiglie adottive sono state esaminate e presto saranno  pronte per la liquidazione. I primi pagamenti sono già partiti, il resto è “rumore”. Il ping pong sulle competenze in fatto di adozioni al convegno sulla famiglia di Verona ha avuto il merito –  se così si può dire – di far parlare di un settore ai margini del dibattito politico. Non sempre a proposito, spesso in modo confuso. Tra i temi affiorati,  proprio i rimborsi spese che sono parte non trascurabile dello sforzo che lo Stato italiano sostiene per aiutare le famiglie che intraprendono un percorso di adozione. Che le liquidazioni siano rimaste a lungo ferme al 2011 non è un mistero e le giuste doglianze degli enti e delle famiglie di questi anni hanno molte ragioni. La buona notizia è che la situazione si è sbloccata e metà delle 6mila domande pervenute per avere i rimborsi per gli anni 2012-2017 sono state esaminate dalla Commissione Adozioni Internazionali, a tempo record rispetto al passato. Tanto che alcune sono già in pagamento. Che cosa è successo? Verona, ovviamente, non c’entra nulla.

Chi ha seguito le inchieste del Fatto sa che l’autorità centrale per tre anni, sotto la precedente gestione, è stata un fortino inespugnabile. Per oltre tre anni, dal 2014 a metà del 2017, la Commissione è stata un organismo monocratico sconnesso dal mondo e inerte su molti fronti:  basti ricordare che la casella di posta elettronica istituzionale della Cai, dove scrivevano enti e famiglie in cerca di informazioni e rassicurazioni, non veniva letta da 10 mesi. Tra le attività rimaste al palo, anche l’erogazione dei rimborsi spese (che si aggiungono al 50% dei costi ammessi in deduzione). Non era un problema di fondi, visto che in tre mesi il giudice minorile Laura Laera, chiamata al vertice della Cai, è riuscita laddove sei anni non erano bastati: la vicepresidente si è insediata a giugno del 2017 e nei mesi di  settembre-ottobre-novembre – ha pagato i rimborsi del 2011 e quindi avviato le procedure per quelli futuri relativi alle adozioni concluse dal 2012 al 2017.

Le domande, da sempre su carta, sono state sostituite con moduli a procedura telematica. Scadevano il 16 luglio 2018 e alle famiglie è stato dato un mese e mezzo di tempo, annunciato da una comunicazione sul sito e un avviso inviato agli enti. Arrivate le domande, è partita la fase istruttoria e quella dei controlli. Il 26 marzo la conferma, sul sito della Cai, che “la commissione ha completato le verifiche sulle domande ricevute per gli anni 2012/13/14 e avviato la fase di liquidazione per il 2012”, e che a breve potranno essere liquidati anche i restanti due anni.

Metà delle domande, stando a fonti della Cai, sono già state  esaminate e presto saranno  pronte per essere trasmesse per la liquidazione al centro di spesa, che fino alla fine dell’anno  2018 era il segretario generale e dal 1 gennaio 2019  è passato al dipartimento della Famiglia. La liquidazione avviene per anno partendo dal 2012. Nel frattempo, fanno sapere dalla Commissione, sono state anche perlustrate possibilità di convezioni con istituti bancari per sveltire i pagamenti che sono cominciati da qualche giorno. L’obiettivo è di concluderli entro giugno 2019.

Non esiste invece – come detto – un tema di fondi, anche se in passato c’è stata un’epoca di “manica larga” che ha coinciso con la coda della gestione Giovanardi, non senza difficoltà a districarsi sulla fonte di finanziamento. Anche da qui arriva il blocco del 2011 che è stato una vera “bomba” per il settore, quando la Commissione, all’epoca presieduta da Silvia Della Monica, aveva annunciato che entro la fine dell’anno sarebbero stati liquidati i rimborsi del 2011, ma che non sarebbe stato dato seguito ad altre istanze perché non c’erano più soldi e il dpcm firmato in quell’anno da Giovanardi non copriva altre annualità. A maggio 2018 il governo Gentiloni  firma il decreto che finanzia con 40 milioni le spese sostenute per procedure di adozione concluse fra il gennaio 2012 e il dicembre 2017.

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