Le scuole Deledda e De Carolis del quartiere Tamburi di Taranto restano chiuse fino alla fine dell’anno scolastico. Lo ha stabilito il sindaco Rinaldo Melucci che ha firmato l’ordinanza prorogando lo stop alle attività, stabilito per 30 giorni dallo scorso 2 marzo, nei due plessi scolastici situati pochi metri dalle cosiddette collinette ecologiche dell’ex Ilva: aree verdi che avrebbero dovuto proteggere il quartiere dalle polveri che si sollevavano dal parco minerali dell’acciaieria e che invece pochi mesi fa sono state sequestrate dalla procura di Lecce perché realizzate con scarti di produzione della fabbrica.

Tra i genitori dei circa 700 alunni, intanto, è cresciuta la tensione. “Lo sapevamo da tempo che sarebbe andata a finire così”, ha affermato una mamma. Dal 2 marzo scorso, per lei e tante altre famiglie dei Tamburi, sono cominciati i disagi: gli alunni delle scuole chiuse sono infatti stati costretti a frequentare di pomeriggio altri istituti scolastici del quartiere, ma con non poche difficoltà. La prima proposta del Comune era stata quella di mettere a disposizione delle famiglie le navette che avrebbero condotto i bambini negli istituti di altri quartieri di Taranto, ma in tanti si sono fortemente opposti: “Non è giusto – ha spiegato Marika, madre di uno degli alunni – che i nostri figli vengano portati troppo lontani da noi: non è che non vogliamo spostarci, ma alcuni di noi non ha la possibilità di farlo. Alcune famiglie qui on hanno nemmeno l’auto per raggiungere i bambini in casi di emergenza. Se uno di loro non sta bene che facciamo?”.

La questione insomma è molto complicata: la misura di chiusura delle scuole è stato un atto che il Comune ha  emanato per proteggere i bambini dai rischi di contaminazioni, ma nel rione avvelenato dall’ex Ilva, ora gestito da ArcelorMittal, ormai qualunque atto istituzionale è diventato quasi una provocazione. L’esasperazione e la rabbia, qui al quartiere Tamburi, sono diventate nuovi veleni. “Adesso per la scuola – ha aggiunto Marika – finirà come hanno fatto con i decreti per l’Ilva: faranno ordinanze su ordinanze fino a quando la scuola di pomeriggio non diventerà la normalità”.

Il primo cittadino di Taranto nella sua ordinanza ha spiegato che è necessario “continuare il monitoraggio della qualità dell’aria” da parte di Arpa Puglia e che dal giorno della chiusura non vi sono nuovi elementi che possano eliminare il rischio per gli alunni e quindi ha ordinato “la chiusura del plesso Deledda e De Carolis fino alla conclusione dell’anno scolastico, salvo il ristabilirsi delle condizioni che hanno portato all’emissione del provvedimento sindacale”. Nello stesso provvedimento il sindaco Melucci ha ordinato all’Agenzia Regionale di Protezione Ambientale di “continuare le indagini analitiche volte al monitoraggio della qualità dell’aria indoor/outdoor nel plesso Deledda e De Carolis, i cui risultati dovranno immediatamente e continuamente essere messi a conoscenza del sottoscritto”.

Poche ore dopo è giunta la risposta di Arpa che ha ribadito di aver svolto e di svolgere ancora “numerose attività di monitoraggio riguardanti, in particolare, l’area oggetto dell’ordinanza” i cui risultati saranno trasmessi a breve: su questi dati, si legge nella lettera a firma di Maria Spartera, direttore del dipartimento ionico di Arpa, “appaiono soddisfare ampiamente la richiesta di dati ambientali”.  Nella missiva la dirigente Arpa ha inoltre chiarito che l’agenzia ha predisposto, oltre al campionatore fisso attraverso il quale sono prelevati giornalmente filtri di polveri sottili sui quali vengono effettuate, da vari anni, le analisi di metalli e idrocarburi policiclici aromatici, anche “la collocazione di un mezzo mobile nella stessa scuola il che permetterà di conoscere le concentrazioni degli inquinanti con maggiore tempestività rispetto all’apparecchiatura già presente”. Insomma i tecnici sono già al lavoro, ma per avere una lettura scientifica dei dati serve tempo. Ed è principalmente per questo che Melucci ha voluto prorogare la chiusura dei due plessi scolastici.

Articolo Precedente

Inquinamento, l’Italia è il primo paese al mondo a ottenere una certificazione internazionale per mille ettari di boschi

next
Articolo Successivo

Venezia, Mibact “blocca” le Grandi Navi Comune ricorre al Tar: “Inutile invasione nelle competenze delle autorità cittadine”

next