Neanche il tempo di arrivare alla sofferta approvazione definitiva della legge sulla legittima difesa che il tema delle armi, spinto dal Carroccio, è diventato nuovo motivo di frattura fra i due alleati di governo. A separare Lega e Movimento 5 stelle è la proposta di legge a prima firma Vanessa Cattoi e sottoscritta da quasi 70 parlamentari, che rende più facile acquistare un’arma “destinata alla difesa personale”. Il testo, presentato in realtà lo scorso ottobre a Montecitorio, è stato assegnato all’esame della commissione Affari costituzionali della Camera l’11 marzo scorso, dove dunque potrà iniziare l’esame, anche se è lo stesso Carroccio, dopo le polemiche, a specificare che il “tema non è una priorità”.

Nel merito, il provvedimento è composto da tre articoli in tutto che puntano ad “aumentare da 7,5 a 15 joule il discrimine tra le armi comuni da sparo e quelle per le quali non è necessario il porto d’armi”, si legge nella relazione. Sotto la soglia dei 7,5 joule, per dare una idea, si trovano oggi molte armi ad aria compressa destinate al softair e le versioni depotenziate o replica di vere armi da fuoco. “Procurarsi un’arma nel nostro Paese – si legge ancora nel testo – non è un’operazione molto semplice, almeno per chi vuole farlo nel rispetto delle norme vigenti. Le licenze concesse per la detenzione di armi in casa sono poco più di 5 milioni, il che significa che un italiano su dieci è in condizioni di utilizzare un’arma”. Ma, lamenta il promotore del testo, “il numero delle licenze che consentono a coloro che le acquistano di portarle con sé è largamente inferiore. Non solo, ma in Italia esistono norme molto restrittive anche sull’acquisto di cartucce e di munizioni”. L’intenzione dei firmatari appare quindi palese: consentire alle persone non solo di comprare armi più potenti, ma anche di poterle portare con sé per difesa personale.

E se il criterio leghista è chiaro, altrettanto netta è la replica arrivata in mattinata dal vicepremier e leader dei 5 stelle Luigi Di Maio: “Mettiamo un attimo i puntini sulle i – si legge su Facebook – io un Paese con la libera circolazione delle armi non lo voglio. Non lo vuole il MoVimento 5 Stelle e sono sicuro non lo vogliano nemmeno gli italiani. Nessun eletto del MoVimento la voterà. Nessuno. Anche perché più sicurezza non vuol dire certo più armi in strada”. Di Maio cita ancora una volta il contratto di governo, al cui interno il tema non trova posto e rincara: “Se mai un giorno avrò la fortuna di avere un figlio voglio che vada a scuola sereno e tranquillo, che da adolescente passi il tempo a studiare e a viversi la vita, non che trovi il modo di comprarsi facilmente una pistola. Abbiamo fin troppi problemi da risolvere in questo Paese, non aggiungiamone altri”.

Anche da sinistra arrivano voci critiche alla proposta leghista. “Un altro regalo alla lobby delle armi è in arrivo – dice il fondatore di Possibile, Giuseppe Civati – appena è stata approvata la riforma della legittima difesa è scattata la seconda parte dell’operazione: facilitare l’acquisto delle pistole, aggirando anche la pratica del porto d’armi”. Per Civati la responsabilità va però estesa anche ai 5 stelle e all’approvazione della legittima difesa: “Cade la debolissima argomentazione del Movimento 5 Stelle, trovata per giustificare il via libera alla norma, secondo cui non c’è stato alcun intervento sul possesso di pistole e fucili. La campagna a favore delle pistole facile per rendere sempre più felice la lobby delle armi, non è affatto terminata – conclude Civati – il vero sogno di Salvini e dei leghisti è quello portare quante più pistole possibili nelle case degli italiani“.

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