Antonello Montante lascia il carcere e va ai domiciliari. Lo ha deciso il Tribunale del Riesame di Caltanissetta scarcerando l’ex numero uno di Confindustria Sicilia per motivi di salute. Montante è imputato, insieme ad altre cinque persone, per corruzione, favoreggiamento, rivelazioni di segreto d’ufficio e accesso abusivo al sistema informatico.  Il processo è celebrato con il rito abbreviato e si sta celebrando davanti al gup Graziella Luparello.

Nelle tredici pagine del provvedimento il tribunale del riesame di Caltanissetta, accogliendo la richiesta degli avvocati Carlo Taormina e Giuseppe Panepinto, dispone per Montante gli arresti domiciliari con il braccialetto elettronico e il “divieto di comunicare, con qualsiasi mezzo, con persone diverse dai conviventi e dai difensori che lo assistono”. Per i giudici “non si può dimenticare la pericolosità già ravvisata nell’imputato”, ma bisogna “tenere conto altresì dell’oggettivo affievolimento del pericolo di inquinamento probatorio conseguente alla scelta di definire il processo col rito abbreviato e dal presumibile attenuarsi della capacità a delinquere dell’imputato” sia “per la patologia depressiva che lo ha colpito” sia per “l’effetto deterrente” legato ai nove mesi di detenzione. Il Tribunale ritiene che la detenzione in carcere deve essere “sostituita con gli arresti domiciliari con braccialetto elettronico” e il “divieto assoluto di comunicare” con l’esterno vista “l’intrinseca inaffidabilità dell’appellante“.

Secondo l’accusa l’ex leader di Confindustria Sicilia aveva creato quello che la Procura ha definito il ‘sistema Montante‘: una “tentacolare rete di rapporti” con politici, uomini dei servizi segreti e delle forze di polizia per ottenere e scambiare informazioni riservate dalla procura di Caltanissetta. Montante era stato arrestato e posto ai domiciliari dalla squadra mobile della Questura il 14 maggio del 2018, in esecuzione di un’ordinanza di 2.567 pagine firmata dal gip Maria Carmela Giannazzo che ha accolto l’impianto accusatorio dell’inchiesta della Dda nissena. Il 24 maggio è stato poi condotto in carcere: il gip ha inasprito la misura dei domiciliari perché l’indagato avrebbe tentato di inquinare le prove a suo carico. La Cassazione ha di recente rigettato un ricorso del suo collegio di difesa per trasferire il processo da Caltanissetta.

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