Uno sgombero finalizzato “alla bonifica e alla demolizione di quanto intorno alla tendopoli è stato abusivamente realizzato”. Sono le parole contenute nell’ordinanza del sindaco di San Ferdinando Andrea Tripodi, che ha disposto l’immediato sgombero della tendopoli che ospita i migranti impegnati in attività agricole nella Piana di Gioia Tauro. Nella tendopoli, nell’ultimo anno, si sono verificati incendi che hanno provocato la morte di tre migranti. L’ordinanza, tradotta in francese, inglese e arabo, è stata notificata a quanti vivono nella tendopoli. Restano per coloro che ne hanno i requisiti posti nei Cas e negli Sprar della regione e il 24 febbraio la prefettura di Reggio Calabria aveva già iniziato i trasferimenti volontari nelle due strutture di accoglienza. Altri migranti potranno trovare alloggio nella nuova tendopoli allestita a spese della Regione Calabria sempre a San Ferdinando ed altri ancora potranno utilizzare alloggi presi eventualmente in affitto.

“Visto che la baraccopoli – si afferma nell’ordinanza – risulta nuovamente ‘edificata’ e popolata abusivamente; che permangono ed anzi risultano peggiorate le condizioni di vivibilità dell’area interessata dalla vecchia tendopoli (baraccopoli); che negli ultimi 14 mesi si sono ripetuti gravi incendi, di natura dolosa o più probabilmente causati da stufe e accessori di fortuna utilizzati per riscaldarsi, che hanno causato la morte di tre ospiti e aggravato le condizioni di insalubrità dell’intera area, contribuendo ad esasperare gli animi degli immigrati che gravitano; al fine di scongiurare gravi danni alla salute ed all’incolumità pubblica, è necessario ed urgente rendere l’area libera da persone e cose per poter consentire l’immediata rimozione dei rifiuti presenti, l’abbattimento delle vecchie tende e baracche e la successiva bonifica e sanificazione dell’area”.

Sono tre le persone morte negli ultimi mesi a causa di incendi scoppiati all’interno della baraccopoli. L’ultima vittima risale al 15 febbraio. Era è Moussa Ba, senegalese arrivato in Italia nel 2015. Viveva in una piccola roulotte all’interno del campo e lavorava come bracciante agricolo. Prima di lui, in circostanze analoghe erano morti Becky Moses e Jaiteh Suruwa. La prima, 26enne, nigeriana, morta intrappolata nella tenda della stessa baraccopoli di Moussa, lo scorso 27 gennaio. Anche lei era arrivata in Italia nel 2015 e, dopo un periodo allo Sprar di Riace, aveva dovuto lasciare il centro perché si era vista rifiutare la richiesta di asilo politico, finendo così nel “ghetto” di RosarnoPrima di lei era stato Jaithew, appena 18enne, a morire tra le fiamme, sempre a San Ferdinando. Andava a scuola, giocava a calcio, aveva da poco ottenuto la protezione umanitaria e stava per ottenere la proroga per restare altri sei mesi nello Sprar di Stilo, dove era stato ospitato come minorenne.

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