“Ha ragione Salvini, questa è la magistratura italiana”. È il commento di alcune delle persone condannate dalla Corte d’appello di Torino in un processo di ‘ndrangheta, alla lettura della sentenza davanti ai magistrati. Al termine dell’udienza, conclusasi con sei condanne a sette anni di carcere, alcuni imputati e i loro parenti hanno criticato l’operato dei giudici tirando in ballo il ministro dell’Interno, evocato per esprimere il proprio disappunto nei confronti della giustizia.

La decisione riguarda l’inchiesta ‘Colpo di Coda’ sulle infiltrazioni della criminalità organizzata in Piemonte, partita dai carabinieri, che nel 2012 arrestarono ben 22 persone. Quello che si è concluso oggi è l’appello-bis per gli ultimi imputati, ordinato dalla Cassazione nel 2017 dopo l’annullamento della sentenza. Come riportano i quotidiani locali, gli imputati sono i fratelli Massimo e Walter Benedetto, Nicola e Antonino Marino e infine Michele e Salvatore Dominello. Questi ultimi sono i fratelli di Rocco, condannato insieme al padre Saverio nel processo ‘Alto Piemonte‘, che fra l’altro rivelò le infiltrazioni della ‘ndrangheta nella curva della Juventus

L’indagine riguardava le attività della ‘ndrangheta in un locale nel Comune di Chivasso, a 20 chilometri da Torino. Già nel 2014, dopo le condanne a oltre cento anni di carcere inflitte dal tribunale di Torino a tutti gli imputati, questi ultimi e i loro familiari avevano espresso il loro sdegno gridando all’uscita dall’aula: “Vergogna, questa non è giustizia. Non è la nostra Italia”.

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Cantù: botte, pallottole e “controllo del territorio e delle attività”. A processo i rampolli delle famiglie ‘ndranghetiste

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