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Claudio Baglioni e la corte dei pavidi

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Quanti, pur avendone le capacità e lo status, rinunziano a dire la propria opinione in pubblico per timore di intaccare la carriera? Quanti calciatori, allenatori, critici televisivi? Quanti scienziati, quanti filosofi, quanti imprenditori, quanti giornalisti, quanti politici, quanti cantanti, quanti dirigenti? Claudio Baglioni ha detto quel che pensa, e se lo può permettere. Merita un plauso non foss’altro che per questa considerazione. Sono tanti, troppi che pur avendo la forza economica e la reputazione in ragione del proprio talento, si riducono in un miserevole silenzio per non essere costretti a fronteggiare ipotesi di contrasti o eventi futuri ostili.

La pavidità è un effetto collaterale dell’ambizione. Il male che arreca è enorme, ancorché essa spesso venga contrabbandata come illuminata prudenza.

La pavidità va a braccetto con l’ipocrisia. Sono merci stoccate in quantità industriali al mercato dell’opinione pubblica.

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