Via libera da Papa Francesco all‘asportazione dell’utero se “non idoneo alla procreazione”. La svolta è arriva ieri quando il pontefice ha risposto a un dubbio sollevato dalla Congregazione della dottrina della Fede. La pratica, condannata dal Vaticano se finalizzata alla sterilizzazione, è ora concessa alle donne di fatto già sterili. Il caso era stato affrontato anche nel 1993 ma all’epoca il dicastero vaticano aveva considerato lecita l’isterectomia solo quando l’utero “costituisce un grave pericolo attuale per la vita o la salute della madre”. Lo stesso collegio di vescovi aveva ritenuto invece “illecite, in quanto modalità di sterilizzazione diretta” sia l’asportazione dell’utero che la legatura delle tube come pratiche usate “per rendere impossibile un’eventuale gravidanza che può comportare qualche rischio per la madre”.

“Quando l’utero si trova irreversibilmente in uno stato tale da non poter essere più idoneo alla procreazione e medici esperti hanno raggiunto la certezza che una eventuale gravidanza porterà a un aborto spontaneo prima che il feto possa raggiungere lo stato di viabilità, è lecito asportarlo (isterectomia)?”, si è chiesto l’organismo della Chiesa, volto a tutelare la dottrina cattolica. “Sì, perché non si tratta di sterilizzazione“, ha poi risposto, dopo le chiarificazioni del pontefice. Il verdetto cambia in parte quello che la stessa assemblea aveva deciso 25 anni fa perché, ha spiegato la stessa Congregazione, non ha come oggetto i “rischi di maggiore o minore importanza”, ma parla di coppie “per le quali non è possibile procreare”. Di fatto quindi, si legge nella nota illustrativa che ha accompagnato il nulla osta di Papa Francesco, non si tratta di una vera sterilizzazione, intesa come “l’impedimento della funzione degli organi riproduttivi con la malizia del rifiuto della prole”, ma “nel caso ora contemplato si sa che gli organi riproduttivi non sono in grado di custodire un concepito fino alla viabilità, cioè non sono in grado di svolgere la loro naturale funzione procreativa”.

Ma non solo. Ieri, durante l’udienza generale, Bergoglio ha sottolineato un altro aspetto caro ai cattolici, condannando gli ‘ipocriti della fede‘. “Quante volte noi vediamo lo scandalo di quelle persone che vanno in chiesa, stanno tutta la giornata lì, vanno tutti i giorni, e poi vivono odiando gli altri o parlando male della gente. Questo è uno scandalo! Vivono come atei”, ha affermato il pontefice, sottolineando che chi va in Chiesa “deve vivere come figlio e dare buona testimonianza, non una contro-testimonianza”. Due le categorie da cui Gesù, e come lui quindi dovrebbero fare tutti i fedeli, ha preso le distanze: gli ipocriti e i pagani. “C’è gente che è capace di tessere preghiere atee, senza Dio: lo fanno per essere ammirati dagli uomini”, ha continuato. Poi il pontefice ha concluso: “I pagani pensano che parlando si prega, e anch’io penso ai tanti cristiani che pensano che pregare sia parlare a Dio, scusatemi, come un pappagallo. No, pregare si fa dal cuore, da dentro”.

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