“Se fossi in Conte convocherei i due vicepremier e gli chiederei di togliere due miliardi per uno visto che per evitare la procedura d’infrazione bastano 4 miliardi. Se qualcuno rifiutasse mi dimetterei e denuncerei all’opinione pubblica chi non vuole arretrare”. Il presidente di Confindustria Vincenzo Boccia va all’attacco durante l’incontro delle categorie produttive a sostegno del Tav a Torino. “Siamo contro questa manovra perché non ha nulla di crescita”, e ribadisce che “occorre un equilibrio tra le ragioni del consenso e lo sviluppo”. Poi aggiunge: “Una promessa a Di Maio: se ci convoca tutti non lo contamineremo. A Salvini, che ha preso molti voti al Nord, dico di preoccuparsi dello spread”. Boccia, secondo cui “la stagione degli alibi è finita oggi”, incalza il governo alla fine del raduno “Sì Tav” delle dodici associazioni datoriali contrarie allo stop della Torino-Lione. Al presidente di Confindustria risponde in serata il vicepremier Luigi Di Maio: “E anche Boccia ha detto la sua”, ha commentato ai cronisti all’uscita della Camera. Sulla legge di bilancio, ha poi precisato, “non è una questione di numeri, stiamo lavorando all’obiettivo di assicurare ai cittadini quello che avevamo promesso. Se si può fare ottenendo un risultato che mette d’accordo anche l’Ue io sono ancora più contento. Il tema non è la sfida all’Ue“.

Dal palco delle Officine grandi riparazioni, nel capoluogo piemontese, Boccia attacca l’atteggiamento titubante dell’esecutivo nei confronti delle infrastrutture. “Sono stati investiti quasi 1,5 miliardi e dovremmo restituire quasi un miliardo, perché non è che Francia e Unione europea ci fanno lo sconto”, ha affermato Boccia. All’iniziativa, lanciata da Confindustria e dalle categorie produttive all’indomani del 28 ottobre scorso, quando il consiglio comunale della città amministrata da Chiara Appendino ha votato una mozione contro il Tav, hanno aderito quasi tremila iscritti alle organizzazioni. E l’incontro, nato da un episodio locale, è diventato un evento dal respiro nazionale: “La Tav è un simbolo – ha sintetizzato Maurizio Casasco, presidente di Confapi, che riunisce le piccole industrie -. Non si parla soltanto di Tav, ma di infrastrutture. È fondamentale che questo paese abbia una politica industriale, ma anche in educazione allo sviluppo”.

Boccia, poi, ha precisato: “Non siamo il partito del Pil e non vogliamo fare un partito, ma siamo i protagonisti del mondo dell’economia”, ha precisato. “Non è nostro compito fare politica – ha dichiarato il presidente di Confartigiano Giorgio Merletti nel suo intervento -, ma lanciamo un messaggio politico alla politica”.

Al presidente di Confindustria non è neanche piaciuto l’incontro convocato mercoledì da Conte insieme a Luigi Di Maio e Danilo Toninelli con i rappresentanti delle 33 associazione datoriali e sindacali che vogliono la Torino-Lione: “Questo la dice lunga sulla visione che ha”. Tuttavia l’incontro col governo era stato richiesto al prefetto di Torino proprio dai trentatré rappresentanti nel giorno della manifestazione “Sì Tav” del 10 novembre scorso. Al termine dell’evento i rappresentanti delle dodici associazioni hanno firmato un manifesto “Sì Tav”, un documento che tiene insieme sia gli investimenti sulle infrastrutture, sia quelli per la messa in sicurezza del territorio, degli edifici scolastici e ospedalieri e la riqualificazione urbana.

 

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