La Lega che supera quota 11%, l’Svp ridimensionata ma alla fine al 41,9%. Sono i risultati definitivi delle elezioni provinciali in Alto Adige (diversi dalle prime proiezioni che davano il Carroccio sopra il 17%). Ottiene un ottimo risultato anche il team Köllensperger, dell’ex consigliere 5 stelle Paul Köllensperger, che arriva al 15,2%. 6,8% il risultato dei Verdi. Male invece il M5S, che si ferma al 2,3%, e anche il Pd che alla fine si ferma a 3,8% in calo di circa 3 punti rispetto al 2013. Gli indipendentisti di destra dei Freihetilichen al 6,2%.

Particolarmente eloquente il risultato delle proiezioni a Bolzano: nel capoluogo la Lega è il primo partito con il 30% dei consensi, mentre la Svp crolla al 14%. Il Pd, invece, ottiene il 12%. Il partito di Matteo Salvini diventa in ogni caso il primo partito italiano in Alto Adige: i tempi del 2013, quando si presentò sotto un unico simbolo con Forza Italia, raccogliendo il 2,5%, sono lontanissimi.

Il quadro politico in Alto Adige – In provincia di Bolzano si vota con il proporzionale puro, senza premio di maggioranza. È quasi scontata la rielezione del presidente uscente, Arno Kompatscher: la forza egemone è sempre stata l’Svp (Südtiroler Volkspartei), il partito di massa, di ispirazione cristiano-sociale, dei sudtirolesi di madrelingua tedesca. Ha sempre avuto la maggioranza necessaria a governare da sola, fino a 5 anni fa, quando ottenne il 45,7% e fu costretta a stringere un’alleanza con il Pd (6,7%) per ottenere i voti dei suoi due consiglieri: alleanza replicata a livello nazionale, dove la Svp ha sempre fatto parte della coalizione di centrosinistra. I voti dei suoi elettori, poi, sono stati decisivi all’elezione di Maria Elena Boschi alla Camera il 4 marzo scorso (l’ex ministra e sottosegretaria era candidata nel collegio di Bolzano). Gli altri parti principali sono die Freiheitlichen e il Süd-Tiroler Freiheit (indipendentisti di destra), e i Verdi, che alle ultime elezioni hanno ottenuto l’8,7% e 3 seggi. Il Movimento 5 Stelle, che alle ultime elezioni aveva raccolto il 2,5%, ha perso a luglio il suo unico consigliere provinciale, Paul Köllensperger, che ha costituito un gruppo autonomo. A queste elezioni la Lega ha scelto di correre da sola, mentre nel 2013 aveva costituito una lista unica insieme a Forza Italia, ottenendo il 2,5%. L’obiettivo è eleggere due consiglieri, costringendo l’Svp a concludere un’alleanza di governo.

Affluenza definitiva: 73,9% in Alto Adige – I cittadini delle province autonome di Trento e Bolzano hanno votato per rinnovare i rispettivi consigli provinciali, che insieme compongono il consiglio regionale. Le urne si sono chiuse alle ore 21 in Alto Adige. Nei 487 seggi della provincia di Bolzano la percentuale di affluenza è stata del 73,9%. I votanti che si sono recati alle urne per il rinnovo del consiglio provinciale altoatesino sono stati in tutto 282.244. Rispetto alle elezioni del 2013 l’affluenza è diminuita del 3,8%. A Bolzano la percentuale è stata del 64,6%, in linea con 5 anni fa. Significativa, invece, la flessione nelle valli, con una punta del 7% in val Venosta, roccaforte dell’elettorato di lingua tedesca. In Trentino le elezioni indicheranno anche il nome del nuovo presidente; in Alto Adige, invece, il capo della giunta verrà eletto in un secondo momento dal consiglio.

L’affluenza alle 17: 38,7 in Trentino, 50,5 in Alto Adige – In Trentino alle 17 aveva votato il 38,74% degli aventi diritto, cioè 166.361 persone su 429.378 elettori. Nel 2013 il dato della stessa ora era stato paragonabile, ovvero del 38,89%. In Alto Adige si è registrato invece un calo del 6% rispetto al 2013: i votanti risultavano infatti il 50,5%, cioè 193.441 su 417.968 elettori. Cinque anni fa, alla stessa ora, alle urne era andato il 56,6%, con 210.842 votanti.

L’affluenza alle 11: 14,4% in Trentino, 19,6 in Alto Adige  Alla prima rilevazione, l’affluenza alle urne si è registrata stabile in provincia di Trento e in lieve calo in Alto Adige (-2,8). Alle 11 gli altoatesini che avevano votato – su un totale di 417.68 aventi diritto – erano il 19,6%, mentre in Trentino l’affluenza è stata del 14,4% su 429.769 elettori.

Il quadro politico in Trentino – La provincia di Trento è una delle poche vere roccaforti del centrosinistra al nord: nel 2013 il Pd e gli autonomisti del Patt (Partito autonomista trentino tirolese) insieme avevano ottenuto il 58%. Ora, però, quell’alleanza non esiste più: il Patt corre da solo schierando il presidente uscente Ugo Rossi, mentre il Pd ha scelto il senatore renziano Giorgio Tonini, trovando però solamente l’appoggio di Upt (Unione per il Trentino, autonomisti cristiano-sociali) e Futura 2018. Per questo qui il centrodestra corre compatto e punta alla vittoria, sul modello di Liguria e Friuli, appoggiando il candidato leghista Maurizio Fugatti. Per farlo ha bisogno di raggiungere il 40% dei consensi, soglia che assegna il premio di maggioranza. Il M5s, invece, ripropone Filippo Degasperi, candidato della scorsa tornata, e punta a replicare il 19,2% delle politiche del 4 marzo. I voti nel 2013: Centrosinistra (Pd + Patt) 58,11%, Lista civica di centro 19,28%, Lega 6,59%, M5s 5,72%, Forza Italia 4,27%.

I sondaggi – Secondo le rilevazioni di quest’estate, in Alto Adige Lega e Movimento 5 Stelle dovrebbero entrambe superare il 5 per cento. La Svp dovrebbe calare ancora, scendendo a circa il 40 per cento, mentre il Pd otterrebbe intorno ai 5 punti percentuali. In questo scenario, i dem eleggerebbero un unico consigliere, inutile all’Svp per raggiungere la maggioranza. Se le cose andassero così, gli autonomisti dell’Alto Adige potrebbero essere costretti a ribaltare le loro alleanze e stringere un accordo con la Lega, che di consiglieri potrebbe eleggerne due. Lo stesso Matteo Salvini ha ammesso che questo è l’obiettivo del suo partito.

Ultimo aggiornamento ore 23:30

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