“Non avevo nulla da perdere e la voglia di avventura non mi è mai mancata. Così mi sono candidato ad un posto di addetto ai social media. In meno di una settimana ero a Dubai“. Andrea Nuzzaco, romano di 36 anni, vive nell’emirato dal 2014. Laureato in Scienze politiche, in Italia era passato da un lavoretto precario all’altro, sempre in ambito editoriale e digitale. “Poi un giorno, intorno a Natale 2013, vado a trovare una mia amica”, racconta, “e subito il discorso vira sul pessimista: comincio a lamentarmi del lavoro, saltuario e mal retribuito, e della cronica incertezza sul futuro. Lei, che ha il marito pilota d’aerei e ha girato parecchio il mondo, mi offre una soluzione curiosa. ‘Perché non cerchi lavoro a Dubai?’, mi chiede. E comincia a elencarne i pregi: una città bellissima, dice, moderna e in continua crescita“.

Così, quasi per gioco, Andrea cerca su Google offerte di lavoro nel proprio settore, comunicazione e social media. “Mi imbattei quasi subito in un annuncio, cercavano un addetto ai social che parlasse italiano. Mando il curriculum e mi rispondono in pochi giorni, allegandomi un test da completare in 48 ore. Poi mi chiamano per un colloquio via Skype, mi dicono che sono stato assunto e che avrei iniziato subito“. Per i primi due anni e mezzo lavora per un’azienda indiana, fornendo assistenza sui social ai clienti di una grande compagnia aerea. Poi, nel gennaio del 2017, viene assunto da un’agenzia di comunicazione italiana. Quello che apprezza di più, dice, è l’ambiente multiculturale: “Il contatto quotidiano con colleghi che vengono da tutto il mondo rende il lavoro molto stimolante”. Il contratto è a tempo indeterminato, ma le tutele sono inferiori a quelle italiane: “Ogni sei mesi c’è un momento di verifica, se qualcosa non li convince possono mandarmi via senza troppi problemi, dandomi un mese di preavviso”.

La scelta di partire è stata la più importante della mia vita

Dubai, dice Andrea, non è paragonabile all’Italia sotto molti aspetti. “Innanzitutto per il clima: d’estate si toccano i 50 gradi, temperature inimmaginabili da chi non le ha provate. Poi, mentre da noi la tradizione e i costumi nazionali sono importantissimi, Dubai è un vero porto di mare: quasi l’80% di chi ci abita è straniero. Perlopiù vengono da India, Pakistan e Libano, ma ci sono anche tanti europei. Gli Emirati arabi puntano tutto sul turismo e sugli investimenti esteri, quindi sono un posto accogliente per chi viene da fuori: la tradizione musulmana quasi non si sente rispetto ai Paesi confinanti come Arabia saudita, Kuwait e Qatar. Certo, gli alcolici si trovano solo in alcuni locali, e durante il Ramadan i ristoranti restano chiusi fino al tramonto, ma a parte questo sembra davvero una metropoli occidentale“.

A volte ho nostalgia dello stile di vita europeo: quando torno tutto mi sembra più piccolo

Non rimpiango affatto l’Italia – confessa Andrea – la scelta di prendere e partire è stata la più importante che abbia mai fatto. Certo, mi mancano gli affetti di una vita: alcuni dei miei più cari amici si sono sposati o hanno avuto figli, e io non ho potuto esserci. Tornare in Italia costa, e riesco a farlo solo due volte l’anno. Poi mi manca lo stile di vita europeo, totalmente diverso da quello che c’è qui, di cui a volte ho una nostalgia totale. Quando torno ci metto sempre un po’ ad abituarmi, tutto mi sembra più piccolo e raccolto, un altro mondo. Ecco, l’Italia mi manca anche per la semplicità. A Dubai è tutto troppo grande: le strade, i centri commerciali, gli hotel, i bar e i ristoranti”. “Prima o poi tornerò“, dice, “se non in Italia, almeno in Europa. Ma qui c’è una varietà di culture, nazionalità, lingue e cucine che non puoi trovare in nessun’altra parte al mondo. Un’isola felice, unica nel suo genere”.

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