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Strage di Bologna, il generale Mori testimone: “Non ho mai indagato sui Nar e su Fioravanti”

L'ex direttore del Sisde - condannato in primo grado per la Trattativa Stato - mafia - in aula al processo che vede imputato Gilberto Cavallini per concorso nell’attentato del 2 agosto 1980: Dell’estrema destra se ne occupava una componente della mia sezione. Per me è difficile venire qui e dire non ricordo. Nei primi anni '80 io e tre quarti dell’Anticrimine dell’Arma di Roma ci occupavamo delle Brigate Rosse"
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Dice di non essersi mai occupato dei Nuclei armati rivoluzioni e del loro leader, Giuseppe Valerio Fioravanti. Al processo sulla strage di Bologna arriva un testimone d’eccezione: l’ex alto ufficiale del Ros, Mario Mori. “Non ho mai indagato direttamente sui Nar e su Valerio Fioravanti. Dell’estrema destra se ne occupava una componente della mia sezione. Per me è difficile venire qui e dire non ricordo. Nei primi anni ’80 io e tre quarti dell’Anticrimine dell’Arma di Roma ci occupavamo delle Brigate Rosse“, ha detto l’ex direttore del Sisde in aula al processo che vede imputato Gilberto Cavallini per concorso nell’attentato del 2 agosto 1980. Condannati in via definitiva per la strage che uccise 85 persone sono stati proprio Fioravanti, la compagna Francesca MambroLuigi Ciavardini, tutti esponenti dei Nar. 

L’avvocato di parte civile Nicola Brigida, che assiste i familiari delle vittime dell’attentato, ha domandato dunque a Mori, in pensione dal 2013, se avesse mai fatto approfondimenti sull’ex Nar Cavallini. “Non personalmente – ha risposto l’alto ufficiale dei carabinieri – suggerisco di sentire l’ufficiale che si occupò dell’eversione di destra, il capitano Nicola Cardoni”. I legali di parte civile hanno insistito inoltre con l’ex comandante del Ros sulla vicenda che riguarda i tre verbali successivi alla scoperta del covo utilizzato dai Nar e da Terza Posizione a Torino, in via Monte Asolone, il 20 ottobre del 1982. Nell’appartamento, oltre ad armi e documenti, vennero trovate due targhe di Palermo tagliate con gli stessi numeri, composti diversamente, rimasti nella macchina degli assassini di Piersanti Mattarella.

L’ultimo verbale sul sequestro, che è del 13 giugno 1983, secondo gli avvocati riporta la firma di Mori ed ha un numero di allegati inferiore rispetto ai primi due. “C’è il mio timbro, ma la firma è di un altro ufficiale”, ha sottolineato il generale, facendo capire di aver solamente vistato il documento. “Non ricordo nulla di questa vicenda”. Per l’omicidio del fratello del capo dello Stato Fioravanti è stato processato e assolto in via definitiva. Nell’aprile scorso Mori è stato condannato in primo grado a dodici anni di carcere al processo sulla cosiddetta Trattativa tra pezzi dello Stato e Cosa nostra. Le motivazioni della sentenza ricostruiscono il passato di Mori al Sid, il servizio segreto militare, negli anni ’70. Ai tempi in cui prestava servizio nell’intelligence Mori si è occupato di terrorismo nero, nel dettaglio dell’organizzazione Ordine Nuovo. Non risulta, effettivamente, che si fosse mai occupato dei Nar e di Fioravanti.

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