Non c’è prova del dolo, alcuni reati sarebbero già prescritti e nel falso in bilancio manca la querela necessaria per poter esercitare l’azione penale. Per questo la Procura di Livorno ha chiesto e ottenuto dal gip Antonio Del Forno l’archiviazione, tra gli altri, del sindaco di Livorno Filippo Nogarin, dell’ex assessore al Bilancio Gianni Lemmetti (passato un anno fa ad occupare lo stesso incarico nella giunta Raggi a Roma) e dell’ex primo cittadino del Partito Democratico Alessandro Cosimi nell’ambito dell’inchiesta su Aamps, la partecipata del Comune che si occupa di raccolta dei rifiuti urbani portata in concordato preventivo dall’amministrazione 5 Stelle. L’inchiesta nominata “Città Pulita” era partita nel 2016 quando la Procura aveva notificato gli avvisi di garanzia a 17 persone, tra cui appunto il vecchio e il nuovo sindaco, l’assessore al Bilancio Lemmetti, i manager dell’azienda e alcuni assessori della vecchia giunta targata Pd. La richiesta di archiviazione, che risale al 12 luglio scorso, però mette in luce una generale malgestione dell’azienda con comportamenti di carattere amministrativo e contabile che potrebbero far pensare ad un possibile danno erariale: a deciderlo sarà la Corte dei Conti di Firenze a cui è già stato trasferito il fascicolo.

Il sindaco Nogarin e l’assessore al Bilancio Lemmetti erano stati indagati due anni fa con l’accusa di abuso d’ufficio e bancarotta semplice per aver aggravato il dissesto di Aamps, ritardato la procedura concorsuale dell’azienda e omettendo di ricapitalizzare la società nonostante le richieste del collegio dei revisori. La Procura di Livorno però non ha trovato evidenza del dolo con cui sarebbero stati compiuti questi comportamenti. Per quanto riguarda il reato di abuso d’ufficio, invece, i due erano accusati di aver stabilizzato “illegittimamente” 33 lavoratori a tempo indeterminato (10 operai e 23 autisti) precedentemente assunti a tempo determinato dalla giunta Cosimi e per gli incarichi conferiti all’avvocato Luca Lanzalone, poi arrestato a giugno a Roma nell’ambito dell’inchiesta sullo stadio della Roma.

Nel primo caso, si è deciso di non procedere proprio perché i pm hanno ritenuto ragionevole credere all’avvocato del membro del cda di Aamps Massimiliano Tolone (anche lui indagato) che in una memoria difensiva aveva sostenuto la tesi secondo cui l’assunzione dei lavoratori aveva l’obiettivo di “recare il minor danno possibile per l’azienda” perché, nel 2016, il Comune avrebbe rischiato così di “bloccare il porta a porta, di affrontare un contenzioso per i licenziamenti e di non ottenere un risparmio fiscale derivante da sgravi fiscali previsti dalla nuova normativa denominata Jobs act”. Per quanto riguarda i rapporti tra Nogarin e Lanzalone, scrivono i pm nella richiesta di archiviazione, il Comune di Livorno aveva conferito allo studio “Lanzalone&Partners” tre incarichi – da 90, 34 e 7mila euro – per compensare l’aiuto informale dell’avvocato nella gestione dell’azienda e “frazionandoli volutamente ma indebitamente” per evitare “l’affidamento come appalto di servizi legali e quindi al fine di non effettuare procedure comparative di evidenza pubblica”. In questo caso, però, i pm chiedono l’archiviazione perché “non appare possibile affermare con certezza che tali incarichi siano stati ‘spacchettati’ ad arte”.

Nel 2014 Aamps era stata ereditata dalla giunta a 5 Stelle con 40 milioni di debiti e per questo i pm di Livorno Massimo Mannucci e Arianna Ciavattini avevano messo nel mirino la gestione dell’azienda a partire dai bilanci del 2012. Durante le indagini gli investigatori hanno potuto accertare diverse irregolarità di carattere contabile tra cui l’assunzione di circa 30 dipendenti a tempo determinato risalente all’amministrazione Cosimi oppure a bilanci falsificati nel triennio 2011, 2012 e 2013: in quest’ultimo caso, invece che un passivo da 7,7 milioni, era stato registrato un attivo per 82mila euro. In questo caso, e per i bilanci relativi degli anni precedenti, i magistrati non hanno potuto far altro che archiviare per mancanza di querela o per intervenuta prescrizione. Su questi e altri aspetti, indagherà la Corte dei Conti di Firenze per verificare se ci sia stato o meno un danno erariale.

Dopo aver ereditato una pesante situazione debitoriale, la giunta del M5S guidata da Filippo Nogarin ha optato – soprattutto per volontà dell’assessore Lemmetti, passato a Roma a fare lo stesso con Atac – per la strada del concordato preventivo in continuità approvato dal tribunale fallimentare di Livorno a marzo 2017 salvando di fatto l’azienda. “Non ho mai avuto dubbi sulla bontà delle scelte che io e la mia amministrazione abbiamo compiuto da quando ci siamo insediati, facendo venire alla luce anni di mala gestione dell’azienda dei rifiuti di Livorno – ha scritto Nogarin su Facebook – Non abbiamo avuto paura di esporci in prima persona e abbiamo avuto ragione: oggi Aamps è un’azienda solida, sta ripagando i propri debiti e non è stato perso un solo posto di lavoro, anzi sono previste altre assunzioni. Resta da capire come si sia creato il famoso debito da 42 milioni di euro. La procura, che ringrazio per il lavoro svolto, non ha potuto provare il dolo da parte dei precedenti amministratori, ma i cittadini di Livorno hanno il diritto di sapere come sono stati spesi i soldi della loro Tari”.

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