Non solo il governo Conte dirà no al Ceta, il discusso trattato commerciale tra Ue e Canada, ma è pronto a “rimuovere” i funzionari che rappresentano l’Italia all’estero se “continueranno a difenderlo”. Parola del ministro del Lavoro e dello Sviluppo economico, Luigi Di Maio, che nel suo intervento all’assemblea di Coldiretti è tornato ad attaccare il Ceta dopo che già il premier e il ministro dell’Agricoltura Gian Marco Centinaio hanno annunciato che Roma non ratificherà l’accordo, al momento applicato in modo provvisorio dal settembre 2017 solo per quelle parti (che escludono gli investimenti) a competenza Ue e non degli stati membri. Senza il sì dell’Italia l’intesa dell’Unione europea con Ottawa salterebbe.

Dal canto suo il ministro dell’Economia Giovanni Tria, durante la conferenza stampa a Bruxelles al termine dell’Ecofin, ha detto che “la sua opinione personale” è che “il libero commercio anche attraverso accordi commerciali è sempre una buona cosa“. Ma, ha specificato il titolare del Tesoro, “poi bisogna vedere come si fanno, il diavolo sta nei dettagli”. “Io non ho seguito il dossier”, ha proseguito Tria, e “non mi piace commentare le affermazioni degli altri membri del governo”.

“Il Ceta dovrà arrivare in aula per la ratifica e questa maggioranza lo respingerà“, ha detto Di Maio. “Se anche uno solo dei funzionari italiani che rappresentano l’Italia all’estero continuerà a difendere trattati scellerati come il Ceta, sarà rimosso”. Il presidente di Confindustria, Vincenzo Boccia, ha commentato dicendo che non ratificare il Ceta sarebbe “un grave errore” perché “siamo un Paese ad alta vocazione all’export e attraverso l’export creiamo ricchezza“.

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