La notte tra il 2 e 3 luglio 1969 moriva Brian Jones, chitarrista e vero leader dei Rolling stones. Venne trovato morto sul fondo della piscina nella sua villa in Inghilterra. Ma andiamo con calma e proviamo a recuperare alcune curiosità a lui connesse. In queste poche righe, si cercherà di recuperare “nozioni basiche” su di lui e più in generale sugli Stones; informazioni che molti di voi conosceranno, altri, invece, “sotto l’ombrellone”, avranno l’occasione di scoprire aneddoti e curiosità su un personaggio e sul suo gruppo degni di essere raccontati.

E allora, proviamo a lanciare subito qualche provocazione urticante: “Non è forse vero che gli Stones, al tempo, erano la risposta disfattista del perbenismo ‘poppettaro’ dei Beatles?” E ancora “Siamo tutti consapevoli del fatto che i Rolling stones, in estrema sintesi, ‘erano’ Brian Jones?” A prescindere dalle sterili provocazioni, è possibile addentrarsi dolcemente nella vita di Brian; le vicissitudini legate ai suoi eccessi erano cosa nota e in ambito divennero presto leggenda, al punto da elevare paradossalmente la caratura d’artista che lo contraddistingueva.

Diverse le sfaccettature del personaggio, scoprire, ad esempio, quanto fosse un’icona della moda incuriosisce. Amava evidenziare con mille colori il proprio senso di ribellione condito con una forte dose di eccentricità, al punto da essere definito – più tardi – un antesignano della moda hippy. Lo stile nel vestire influenzò profondamente il senso comune di quei tempi, era lui (e non Mick Jagger) il membro più fotogenico dei primi Rolling stones. Jones era basso di statura (168 cm ma portava stivaletti con tacco 7), aveva occhi blu-verdi e capelli biondi. Era noto per girare le strade di Londra a bordo di una mastodontica Rolls-royce Silver cloud con autista e con ragazze sempre diverse. Adorava salutare da quei finestrini, ancor di più amava fare scherzi: “Trovo irresistibile scorrazzare per le strade di Londra e schizzare sulle pozzanghere bagnando le persone” disse in un’intervista. E a tal proposito, si concedeva con passione alla stampa, possedeva una voce suadente al punto da essere riconosciuto dai giornalisti come il membro più eloquente del gruppo (e non Jagger). Si metta pure agli atti che intelligenza e perspicacia combinate al disprezzo per il conformismo fecero di lui uno dei proto-simboli della ribellione giovanile che da li a poco sarebbe esplosa.

Ma di quale periodo musicale stiamo parlando? Chiariamolo subito, non siamo ancora giunti a Woodstock (ma la Summer of love era a un passo), gli Stones diedero comunque alle stampe “la storia”: Aftermath (1966), Flower (1967) e soprattutto Beggars banquet (1968) tracciarono il segno, proprio grazie a Brian il suono della band, inizialmente più ruvido, si era evoluto e rivolto entro sonorità più consone a quel tempo.

Il successo della band non era tutto. Brian aveva mille interessi, si circondava di persone curiose, era conosciuto in particolare per la sua insaziabile voluttà nei confronti del sesso: una passione che nel corso della sua vita lo rese padre di sei figli. Amava la vita nelle sue più diverse sfaccettature, seguiva con crescente interesse l’evolversi del Flower power, il movimento hippy che da lì a poco segnò inesorabilmente le sorti della musica e non solo di questa.

Gli eccessi ai quali si sottoponeva lo avevano distratto dalla realtà, allontanato dalla musica. Sul finire del 1968, non fu più in grado di comporre. Di fatto, la forte popolarità ottenuta con il gruppo lo aveva paradossalmente allontanato da esso. I crescenti interessi verso sonorità sperimentali lo avevano reso distante da quanto fino ad allora prodotto. Inoltre il ruolo impostogli dall’industria musicale gli stava sempre più stretto. L’alone di popolarità aveva circuito la sua immagine e questo finì per soffocarlo.

La morte di Brian Jones scatenò gli organi di stampa che iniziarono a elaborare trame sempre più ardite e assurde. Aaron Hotchner, noto biografo di star, nel 1990 diede alle stampe un libro sulla band nel quale si affronta in un capitolo la morte di Brian Jones. Hotchner sostiene che il musicista sia stato ammazzato: Brian quella sera sarebbe stato in compagnia dell’amico decoratore e del proprio staff. Al party improvvisato erano presenti la  fidanzata di quel periodo, Anna Vohlin, e l’infermiera personale del musicista. Brian e gli altri in piscina avevano bevuto parecchio. Passarono una ventina di minuti prima che la Vohlin e poi Frank Thorogood fossero richiamati dalle grida dell’infermiera.

In quel lasso di tempo nessuno si era accorto che aveva smesso di nuotare e che era andato a fondo. La respirazione bocca a bocca e il successivo intervento dei medici furono del tutto inutili. Sul bordo della piscina venne trovato l’inalatore di Brian: soffriva di asma e non si separava mai dalla bomboletta che lo soccorreva nelle crisi. Anche qui aveva voluto esagerare e pare che usasse come sostituto alle droghe una mistura fra fumo di sigaretta e un preparato antiasma a base di adrenalina. La tesi dello scrittore si conclude dicendo che sarebbero stati i muratori che lavoravano al restauro della casa a ucciderlo alla fine di un party degenerato in rissa. Diverse furono le ipotesi sulla morte dell’artista, per questioni di tempo e spazio non è possibile parlarne.

Tornando ai Rolling stones, la band fece un concerto gratuito a Hyde park il 5 luglio 1969, due giorni dopo la morte. La stampa accusò il gruppo di oltraggiare la memoria dello sfortunato artista. Durante l’esibizione venne trovato un sistema per liberare migliaia di farfalle bianche ma, a causa del gran caldo, la maggior parte di esse morì all’interno dei contenitori; quelle sopravvissute volarono a fatica prima di cadere esanimi sulle teste degli spettatori. Gli Stones aprirono con una canzone di Johnny Winter, una delle preferite di Brian, I’m yours and I’m hers.

Si racconta che Jones fu seppellito sotto 12 piedi di terra (per evitare esumazioni da parte di cacciatori di tombe) in una lussuosa bara d’argento spedita a Cheltenham da Bob DylanAl funerale Mick Jagger non si presentò: ufficialmente fece sapere che era in Australia con Marianne Faithfull per le riprese di un film. Neppure Keith Richards intervenne: si dice fosse preoccupato che la sua presenza potesse creare tensioni e infastidire i fans.

Vi lascio come di consueto nove canzoni a corredo del post. Una playlist finale che storicamente evidenzia le linee di questo blog. Immaginatele come tracce ideali per definire la poesia scaturita da un disco in vinile: quattro sul lato A e cinque sul lato B.

9 canzoni 9 dei Rolling stones

Articolo Precedente

La trap napoletana di Geolier feat. Nicola Siciliano: così il mondo di Secondigliano entra nelle loro canzoni

next