Roma ha finalmente il suo regolamento per la gestione dei beni confiscati alla criminalità organizzata. Dove si parla di “giustizia sociale”, “accoglienza integrata” (migranti e diritti all’abitare) ed esclude, se non in via residuale, l’intervento dei privati. Un testo che ha recepito in extremis, attraverso un maxi-emendamento firmato dalla stessa presidente della Commissione capitolina Patrimonio e Politiche Abitative, Viviana Vivarelli – proponente della delibera – le istanze portate dalla Rete dei Numeri Pari e, in particolare, da Libera di Don Ciotti, che solo poche settimane fa lo avevano duramente criticato. “Una giornata storica”, avevano affermato dai banchi della maggioranza, che al momento della votazione ha visto la presenza fra i banchi anche della sindaca Virginia Raggi, sebbene sia stato necessario durante tutto il dibattito il sostegno numerico del Pd (il M5S in diversi momenti della discussione non aveva assicurato il numero legale). I beni messi a disposizione dall’Agenzia nazionale, attualmente, sono circa 70 sul territorio capitolino e i mandati delle associazioni che le gestiscono sono in proroga. Il maxi-emendamento “consigliato” dalla Rete è stato approvato con 25 favorevoli e 4 astenuti. La delibera principale invece ha raccolto 29 voti favorevoli e 4 astenuti.

IL CONCETTO DI “GIUSTIZIA SOCIALE” – La delibera definitiva contiene importanti accorgimenti che allargano al tessuto sociale cittadino la possibilità di utilizzare i beni confiscati. “Con questo testo, Peppino Impastato e la sua Radio Aut non avrebbero potuto partecipare al bando”, aveva detto Giuseppe De Marzo, della Rete dei Numeri Pari, una volta arrivata in Commissione la prima bozza formulata dai consiglieri M5S. Con l’aggiunta, in un comma, della dicitura “giustizia sociale” alla parola “legalità”, si va invece a porre rimedio a questa criticità, coinvolgendo anche le associazioni di lotta – come i Movimenti per la Casa – che a volte travalicano con le loro azioni le leggi in vigore. Si dice, quindi che è ammessa “soltanto in via residuale” la finalità lucrativa dei beni; in quest’ultimo caso “sarà riportato sul sito l’ammontare del canone di locazione e la destinazione degli introiti, vincolati al fondo speciale”.

L’APERTURA A MIGRANTI E EMERGENZA ABITATIVA – Altra modifica importante che è stata recepita dal maxi-emendamento: all’articolo 10, comma 1, si aggiunge la parola “sociale” ad “abitativo” e, nelle finalità, si parla di “altre forme di accoglienza definite dalla normativa europea, gestite o promosse dalle stesse, anche in co-progettazione” ma, soprattutto, si contempla “l’attivazione di forme di accoglienza integrata”, che sta a significare il coinvolgimento di migranti, rifugiati e persone in difficoltà abitativa. Sul fronte dei risultati, gli assegnatari dovranno inviare una relazione annuale “sulle attività svolte e sui risultati di gestione”, non solo dal punto di vista contabile ma anche dei miglioramenti sul territorio. Infine, il nuovo regolamento impedisce la possibilità di assegnazione “a coniugi, parenti e affini entro il quarto grado”. “I beni – ha spiegato Vivarelli – potranno essere usati direttamente anche dalle istituzioni per le loro sedi, permettendo così a Roma Capitale di risparmiare risorse importanti da impegnare in progetti sociali”.

L’ASSENZA DI UNA CONSULTA – L’unica istanza non recepita da parte della maggioranza e’ stata quella dell’istituzione di una Consulta di associazioni che partecipasse al processo decisorio per l’assegnazione dei beni. Al suo posto è stata prevista la creazione di un “Forum sui Beni Confiscati” che potrà supportare il Dipartimento Patrimonio con relazioni annuali “contenenti criticità e punti di forza riscontrati nel processo di gestione”. Gli immobili potranno essere assegnati allo stesso soggetto per un periodo che va dai 2 ai 6 anni, con possibilità di rinnovo per altri 6 anni (mai oltre i 12 anni). “La Consulta sarebbe stata molto utile per decidere insieme come destinare questi beni – spiega Iside Castagnola, responsabile legalità del Pd Roma – Invece in questa maniera si lascia l’iniziativa, ancora una volta, agli uffici chiusi alla cittadinanza”. “Il Forum non è uno strumento che garantisce il buon esito del lavoro delle associazioni”, aggiunge Orlando Corsetti, consigliere capitolino Dem.

LE ASSOCIAZIONI: “BENE MA SI PUO’ MIGLIORARE” – Le associazioni, come detto, hanno accolto positivamente l’approvazione del regolamento, anche se si riservano di lavorare per migliorarlo ulteriormente. Invitati a parlare in Assemblea Capitolina anche Giuseppe De Marzo, che ha spiegato come “la vera forza delle mafie sta fuori dalle stesse, nelle zone grigie della nostra società, nel patriarcato, nel maschilismo, nell’analfabetismo. Dobbiamo sforzarsi insieme a capire dove sta il salto di qualità operato dalla criminalità. Più debole è la democrazia, più forte la mafia. Il contrasto parte dal regolamento beni confiscati ma si nutre degli spazi sociali e dei diritti”; ospitata sugli scranni dell’Aula Giulio Cesare anche Margherita Grazioli, esponente del Movimenti per il Diritto all’Abitare. “Da anni ci battiamo fermamente affinché i beni fossero utilizzati a carattere sociale, anche per contrastare l’emergenza abitativa. In questa città ci sarebbero case per tutti, senza distinzione di carattere etnico o razziale. Le risorse ci sono e sono inutilizzate”.

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