La questione migranti è al centro dell’agenda politica anche in Germania. E rischia, per la prima volta, di spaccare l’alleanza tra il partito di Angela Merkel, la Cdu, e il suo gemello bavarese, l’Unione cristiano-sociale (Csu). Una storia di amore e accordi mai interrotta fino a una settimana fa, quando il leader della Csu e ministro dell’Interno Horst Seehofer ha messo sul tavolo della cancelliera il suo “masterplan” sull’immigrazione. All’interno la proposta di respingere fuori dai confini tedeschi tutti i richiedenti asilo che hanno già presentato domanda in un altro Paese Ue – in linea con il regolamento di Dublino che impone l’esame delle richieste d’asilo al primo paese di sbarco – e quanti non hanno documenti validi.

Merkel, alle prese con i delicati equilibri europei proprio per dare una svolta alla riforma del sistema di asilo dell’Ue e alle regole di Dublino, ha detto no. Ma ora Seehofer minaccia di andare avanti per la sua strada e presentare comunque il piano. Una mossa che rischia di compromettere i tentavi della cancelliera di cambiare i regolamenti europei e allo stesso tempo di far mancare la maggioranza nel Bundestag. “È una situazione molto seria, storica“, ha detto il capogruppo dei bavaresi Alexander Dobrindt. La misura dei respingimenti è “coperta dal diritto europeo” e, ha ribadito, “non vediamo la possibilità di aspettare una decisione a Bruxelles”.

Ci si poteva aspettare che a far traballare il governo, nato dopo una gestazione di sei mesi, potesse essere l’altro alleato dell’Unione, il partito socialdemocratico (Spd). Nessuno poteva immaginare invece un regolamento di conti fra Merkel e la Csu. Ma la questione migranti è molto sentita anche in Germania e per questo gli alleati bavaresi del governo guardano con apprensione alle amministrative del prossimo ottobre nella stessa Baviera. Il Land dove hanno sempre governato e dove ora l’ultradestra rappresentata dalla Afd preme nei sondaggi: per arginarla, Seehofer ha scelto di prendere in mano il dicastero dell’Interno e indirizzare con il pugno duro la riforma dell’immigrazione.

Nel dibattito è intervenuto anche il presidente della Commissione Ue Jean-Claude Juncker, che ha preso le difese della Merkel: “Sull’immigrazione sono per soluzioni europee e contro soluzioni nazionali. Ma non possiamo e non dobbiamo aspettare per sempre per avere queste soluzioni europee”, ha detto parlando proprio a Monaco al Parlamento bavarese.

Il piano di Seehofer doveva essere presentato già all’inizio di questa settimana, prima che Merkel bloccasse tutto. La cancelliera insiste per una soluzione europea e accordi bilaterali, per evitare una nuova fuga in avanti della Germania. La sua ricetta prevede innanzitutto una polizia europea di frontiera, la protezione dei confini esterni dell’Ue e degli standard di asilo comuni. Per questo sta lavorando dal punto di vista diplomatico per trovare una soluzione condivisa da presentare al Consiglio Ue del 28 e 29 giugno. Non è un caso che martedì abbia incontrato il cancelliere austriaco Sebastian Kurz, prossimo presidente del Consiglio europeo e quindi figura chiave per i futuri equilibri. E lunedì prossimo ci sarà invece il vertice a Berlino tra Merkel e il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte.

Merkel ha incassato intanto l’appoggio del suo partito e proposto una soluzione di compromesso: prevedere il respingimento fuori dai confini tedeschi solo per i migranti a cui è già stata bocciata la richiesta di asilo e tentano una seconda volta di entrare in Germania. La cancelliera non vuole infatti che passi il messaggio “Berlino chiude le sue frontiere”. Rischierebbe di compromettere la tela di rapporti che sta tessendo a Bruxelles e rafforzare ancora le istanze dei Paesi di Visegrad. Questi sono i timori della Merkel, riportati dalla stampa tedesca e in particolare da Die Zeit. Li ha implicitamente ribaditi anche la segreteria della Cdu, nonché erede della cancelliera, Annegrette Kramp-Karrenbauer: “Aspettiamo il Consiglio europeo in programma fra due settimane” prima di prendere una decisione.

Seehofer però non è arretrato di un millimetro e ora valuta di presentare il piano da solo, anche senza un accordo nel governo, tramite la cosiddetta decisione del ministro (Alleingang) prevista in Germania. L’ultimatum alla Merkel è fissato per lunedì. Anche il ministro bavarese ha lavorato per migliorare i rapporti sia con il vicino Kurz sia con Matteo Salvini: ha rafforzato insieme alla cancelliera l’asse Berlino-Vienna-Roma poi benedetto dallo stesso numero uno austriaco, ma con lo scopo di creare un fronte anti-migranti da poter poi presentare alla Merkel.

Oggi, in maniera del tutto inusuale, i gruppi parlamentari di Cdu e Csu si sono riuniti separatamente. Merkel ha ottenuto l’appoggio dei suoi e sopratutto di Wolfgang Schäuble. Ma dall’altra parte Seehofer ha spinto i bavaresi a seguirlo, ritenendo “inaccettabile” il ritardo nella presentazione del piano. Nei circoli dell’Unione, la situazione è stata descritta come “drammatica” e “molto tesa“, riferisce Der Spiegel. E la Csu, da piccolo partito bavarese, conta comunque 46 deputati nel Bundestag. Senza di loro, il governo non avrebbe una maggioranza.

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