Governo Conte, chi sono i ministri: da Di Maio e Salvini (con i fedelissimi) agli “istituzionali” come Moavero. Poi il prof di educazione fisica e il generale che indagò su Terra dei Fuochi - 3/20
Biografie brevi dei componenti dell'esecutivo M5s-Lega. Storie, esperienze e mondi completamente diversi: dal ministro dell'Economia Tria vicino a Quagliariello e Brunetta alla sorpresa Toninelli che guiderà le Infrastrutture dopo l'esperienza partita coi meetup nel 2009, dall'avvocata leghista Stefani (Affari regionali) sempre in linea con i berlusconiani nelle battaglie sulla giustizia alla Bongiorno che amministrerà la Pubblica amministrazione
Esteri: Enzo Moavero Milanesi – Giurista, avvocato, 64 anni, originario della provincia di Lodi, la sua famiglia ha un legame con LuigiBocconi. E’ da sempre vicino a MarioMonti, del quale è stato capo di gabinetto già quando il Professore ricoprì l’incarico di commissario europeo tra il 1995 e il 2000. E’ considerato uno dei massimi esperti di diritto comunitario in Italia e non solo, materia che ha insegnato alla Sapienza, alla Luiss e alla Bocconi. E’ stato ministro per gli Affari Europei nei governi guidati da Monti e da EnricoLetta, ma il primo incarico da sottosegretario agli Affari europei lo ha ricevuto nel 1994 da Carlo AzeglioCiampi, nello stesso governo di cui faceva parte anche Paolo Savona (che guidò il ministero dell’Industria). Tra i suoi incarichi anche quello di vicesegretario generale della Commissione europea (2002-2005), di giudice alla Corte di giustizia dell’Unione Europea e di componente della “commissione dei saggi” nominata dal presidente Giorgio Napolitano nel 2013. E’ stato il consigliere di Palazzo Chigi durante il governo Gentiloni per “la promozione della dislocazione a Milano della sede dell’Agenzia europea per i medicinali”: come noto la sede è finita ad Amsterdam. Si candidò, senza essere eletto, con Scelta Civica. E’ stato definito “l’eurocrate più potente d’Italia” e il “Gianni Letta di Monti”. Quando diventò ministro, secondo le cronache del Corriere, preferì una Lancia Delta alla Bmw come auto di servizio in dotazione e rifiutò una scrivania appartenuta a BenitoMussolini: “Sono antifascista, non la voglio”, spiegò.