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Arce, l’ecomostro alto tre piani su cui affaccia il belvedere

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Arce, insieme a Castro dei Volsci e Roccasecca, è una piacevole cittadina, poggiata in pieno sole a balcone sulla Casilina tra Ceprano e Cassino in provincia di Frosinone: ha una piazza terrazzata, nata con il gusto raffinato dei primi del Novecento per offrire un belvedere alla cittadinanza durante lo “struscio” serale. Gli amministratori locali hanno, però, avuto la geniale trovata di oscurare il belvedere con uno scheletro di cemento alto tre piani, per poi abbandonare l’opera incompiuta al degrado: un fantasma di cemento, lasciato lì a deturpare per sempre il paesaggio.

Quando si indaga, si scopre che trattasi di un polo universitario iniziato e mai portato a termine per mancanza di soldi, a conferma che le “peggio cose” le fa spesso proprio la committenza pubblica: tribunali, caserme, università, nuove chiese, etc. Quello che fa più rabbia però, è che, ad Arce, a fianco e con il medesimo affaccio, due deliziosi palazzi storici della stessa cubatura giacciono chiusi, abbandonati, destinati alla rovina, poiché nessun privato locale ha capitali per recuperarli.

Questa è l’urbanistica dei nostri tempi e l’Università la insegna non con le parole, ma con i misfatti. Già… urbanistica, questa sconosciuta! Sparita dai radar degli uffici dei quasi 8000 comuni d’Italia, tradita dalle continue varianti ai Piani Regolatori. Una nuova barbarie pare essersi impadronita dei nostri centri urbani: strade che non rispondono ai minimi criteri di viabilità; case sparse a casaccio, o meglio, dove la speculazione o l’abusivismo trovano più vantaggioso edificare; nessuno spazio sociale essenziale come una piazza; servizi per la comunità, oggetto di trattative con speculatori privati in cambio di migliaia di metri cubi edificabili; edifici pubblici, voluti dai politici locali e progettati da tecnici interni ai comuni, che finiscono troppe volte tra le opere incompiute o diventano degli ecomostri.

Italia Nostra si batte da sempre per ridare dignità alla programmazione territoriale, affinché i Piani Paesaggistici Regionali, previsti già dalla Legge Galasso, vengano redatti in sintonia con il Codice del Paesaggio e dei Beni Culturali, a garanzia della vivibilità delle nostre città.

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