Chiara Appendino ha difeso il suo portavoce, Luca Pasquaretta, definito anche da lei un “pit bull”, sempre pronto a tutelarla dalle critiche. Intanto, però, i carabinieri sono stati mandati dalla procura ad acquisire i documenti sulla consulenza da cinquemila euro per il Salone del libro che ha sollevato i dubbi delle opposizioni, ma anche quelli della maggioranza pentastellata che giudica l’incarico “inopportuno”.

Nel pomeriggio di oggi la sindaca M5s di Torino ha voluto dare una risposta: “Affermo la correttezza della procedura utilizzata”, ha detto durante il consiglio comunale. Il 12 maggio 2017, a ridosso della trentesima edizione della fiera dell’editoria, Pasquaretta aveva chiesto al “Servizio Giunta” l’autorizzazione per svolgere un’attività “ultronea” con la Fondazione per il Libro, la Musica e la Cultura, ente che organizza il Salone del libro, come supporto al presidente Massimo Bray. Per quell’incarico era previsto un emolumento di cinquemila euro per un impegno di 80 ore da svolgere “al di fuori dell’orario di servizio”.

“Verificata l’insussistenza di incompatibilità con l’attività lavorative presso la Città e di conflitto d’interesse, l’attività ultronea veniva autorizzata dal servizio Giunta” ha detto Appendino precisando che “per quanto riguarda la tipologia dell’orario svolto dai dipendenti inquadrati come collaboratori di staff, è regolata dal Contratto collettivo nazionale di lavoro degli Enti Locali, che prevede l’assicurazione della propria presenza quotidiana in servizio per 36 ore” (in realtà sono 36 ore settimanali, ndr) “strutturate in modo flessibile per assolvere alle esigenze dell’incarico assegnatogli”. La sindaca ha anche smentito la notizia secondo la quale Pasquaretta era l’unica persona a essere pagata dalla Fondazione, anche se molti dipendenti e molti fornitori ancora aspettano di ottenere quanto dovuto. Sabato il diretto interessato aveva dichiarato a ilfattoquotidiano.it che “tutto è stato fatto in modo autorizzato e controllato”.

L’opposizione sembra essere insoddisfatta dalle risposte, al punto che la vicenda dovrà essere approfondita dalla commissione “Controllo di gestione”. Il capogruppo Pd Stefano Lo Russo si chiede ancora se Pasquaretta “durante lo svolgimento della sua attività di consulenza era in servizio per il Comune o no”. Secondo Alberto Morano “si è favorito un dipendente comunale al quale è stata pagata a tempo zero la parcella, mentre altri fornitori sono mesi che aspettano di essere pagati, rischiando il fallimento”. Sulla stessa linea Eleonora Artesio, della lista di sinistra “Torino in Comune”, che sottolinea “la disparità di trattamento tra il lavoro prestato e l’avvenuta liquidazione rispetto a quanto accade agli altri lavoratori e fornitori della Fondazione”. Per Silvio Magliano, dei Moderati, è un problema di opportunità politica e anche i consiglieri M5S ritengono il conferimento dell’incarico “è stato inopportuno, alla luce del ruolo rivestito allora e tutt’oggi dallo stesso Pasquaretta”.

La procura, intanto, ha mandato i carabinieri della polizia giudiziaria ad acquisire alcuni atti, tra i quali i documenti sugli orari di servizio di Pasquaretta. A occuparsene il gruppo specializzato “Pubblica amministrazione”. Al momento non sono state formulate ipotesi di reato.

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