“È la sinistra rappresentativa che è in crisi, non quella dei temi“. C’è un filo rosso che accomuna i movimenti, le associazioni, i comitati e gli attivisti in piazza a Taranto per il concertone del “Uno Maggio Libero e Pensante“.  La sinistra è morta, o batte un colpo tra movimenti e persone che lavorano nel nome della solidarietà e della giustizia sociale? “Quello che manca è la rappresentanza”, ragiona Massimo Ruggieri di Giustizia per Taranto, gruppo di cittadini attivi sul tema dei danni dell’inquinamento industriale. “Ed è la dimostrazione che dobbiamo riprendere in mano il nostro destino dal basso“. Insomma, si fa politica in assenza di politica, raccontano a Taranto. Una politica di sinistra.

Al sud come al nord. “Siamo costretti ad agire come cittadini, perché la politica è lontana e resta a guardare dai palazzi mentre la gente soffre”, dice Raffaella Giubellini, che viene da Brescia ed è una delle ‘Mamme di Castenedolo‘, meglio note come le “mamme volanti“. “Ci chiamano così perché per denunciare le ferite del nostro territorio – 13 milioni di rifiuti in 5 km quadrati e a 500 metri da centri abitati e da una scuola – abbiamo preso un aereo ultraleggero e abbiamo sorvolato la zona per mapparla. Sono di sinistra ma mi sento tradita dalla sinistra: non ha fatto altro che strizzare l’occhiolino alle politiche di destra”.

A Taranto, in piazza e sul palco, batte un colpo la sinistra “che si rimbocca le maniche”. Segnalando la morte di un’altra sinistra, quella dei partiti che avrebbero dovuto rappresentarla. “Dobbiamo ridefinire le politiche mettendo al centro l’essere umano”, sostiene l’assessora alla cultura di Casale Monferrato, Daria Carmi. All’evento del Primo maggio porta il racconto della lotta per abbattere quella che è stata la più grande fabbrica di manufatti d’amianto d’Europa. “La nostra esperienza racconta di un cambio possibile dei paradigmi politici. Per tornare a rappresentare i cittadini. Tutti”.

E se gli interventi in scaletta sembrano una vera e propria mappa della sinistra possibile, c’è anche chi rilancia. “Questa piazza può essere un punto di ripartenza per una sinistra che non sia più quella lontana dai diritti e dalle persone”, dice Gennaro Giudetti. Ha 27 anni e a novembre scorso, volontario dell’ong Sea-Watch, ha lanciato un appello al ministro Marco Minniti dopo aver recuperato con le proprie mani decine di persone e un bambino senza vita in un naufragio nel mar Mediterraneo. “La sinistra è morta se vuole fare la morta”, dice il cantante dei Modena City Ramblers, Davide Morandi. “Ma c’è ancora. Deve tornare a parlare con la gente, che ha ancora bisogno di certi valori e ideali”.

“I movimenti hanno sempre continuato a rivendicare i loro temi, senza trovare rappresentanti”, dice ancora Ruggieri. Ma come ripartire? Come ricostruire? “È un cammino lungo. Parte dalla consapevolezza di quello che ci circonda e del futuro che vuoi per te e i tuoi figli”, prova a rispondere un’altra mamma Rosa Cerotti del gruppo di Castenedolo. “Ne usciremo quando le nuove generazioni prenderanno coscienza di tutto questo”, dice la cantante tarantina Mama Marjas. “Ma ci sveglieremo quando accadrà qualcosa di brutto”, aggiunge. Meno pessimista il suo collega Brunori Sas, sul palco nel corso della serata. “Serve capacità di comprensione e di interlocuzione, senza aver paura di essere velleitari o radical chic se usiamo il linguaggio dell’approfondimenti, della cultura, purché lo si faccia per arrivare a tutti”

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