“Datemi ancora qualche giorno” dice Matteo Salvini a Monfalcone a una settimana dal voto per le Regionali in Friuli Venezia Giulia. Lo dice agli elettori, ma sembra che lo dica soprattutto al presidente della Repubblica Sergio Mattarella, che ormai – raccontano tutti i quirinalisti – ha perso la pazienza per il balletto soprattutto tra i partiti vincitori. “Datemi ancora qualche giorno – spiega Salvini – Preferisco attendere ancora un poco piuttosto che sbagliare e dover poi chiedere scusa per anni. È passato molto tempo dal 4 marzo, ma vi chiedo ancora qualche giorno”. E in effetti per Mattarella il tempo è scaduto proprio perché, come ripete spesso, si vuole fare garante dei cittadini, soprattutto 50 giorni dopo le elezioni politiche. Così, alla stretta vigilia del possibile incarico di mandato esplorativo al presidente della Camera Roberto Fico, Salvini risponde di nuovo al corteggiamento di Luigi Di Maio che aveva detto che con la Lega si “possono fare grandi cose”. “Sono contento – afferma il segretario del Carroccio – perché non vedo l’ora di fare ma c’è un programma, un voto da rispettare, anche io ritengo che con i 5Stelle si possa lavorare bene, però patti chiari e amicizia lunga”. Salvini ringrazia “per le parole di apprezzamento nei confronti della Lega che io estendo al centrodestra e vedremo di fare il più in fretta possibile“.

E arriva a difendere i Cinquestelle anche dai continui attacchi di Silvio Berlusconi (l’ultimo oggi dal Corriere della Sera): “Il problema non è mollare qualcuno – riflette Salvini – Io rispetto gli italiani e non mi ritengo il Re Sole, non si può andare avanti a pregiudiziali“. Il leader del Carroccio ribadisce di “non ritenere né utile né intelligente insultare eletti, elettori, lavori umili che sono molto più dignitosi di qualche lavoro svolto in giacca e cravatta che ha a che fare con le mazzette“. Un riferimento anche scivoloso se si vuole viste le vicissitudini giudiziarie passate del leader di Forza Italia. Il Cavaliere l’ha un po’ delusa con quella uscita? gli chiedono. “Si, con l’insulto non si costruisce niente. La gente mi chiede di costruire, di fare – ha spiegato – C’è da rispettare i tempi del presidente della Repubblica però ci siamo e penso che la Lega con i suoi progetti sarà forza di governo“. Di sicuro, ripete, non in un esecutivo “voluto da Bruxelles”, cioè un governo tecnico con un presidente “non eletto”. Anche su questo c’è sintonia con la linea di Di Maio (che però aggiunge che il capo del governo dev’essere lui). “Se i 5 Stelle dicono di volere il cambiamento e pensano di fare il cambiamento con Renzi che ha malgovernato negli ultimi sei anni mi sembra una cosa strana” conclude Salvini.

Dai militanti arriva un messaggio chiaro: “Noi abbiamo votato la Lega perché vogliamo che il leader sia lei – dice un elettore a Salvini davanti alle telecamere – Se Berlusconi avesse vinto lui e gli avessero proposto un nuovo Patto del Nazareno sarebbe andato via”. Salvini è apparso inizialmente incerto, poi ha risposto: “Le palle le ho, non abbiamo bisogno di andare oltre”, sostenendo che il compito è mediare perché, al contrario “poco prima una persona ha detto che non devo fare un governo con il M5s“.

Cosa accadrà da lunedì, dunque? Di sicuro per Mattarella Lega e Cinquestelle devono uscire dalle ambiguità e rispondere a quello che chiedono gli italiani. Cioè definiscano il perimetro della maggioranza e chi è il candidato presidente. Il presidente della Repubblica considera l’orologio all’ultimo giro di lancetta quindi potrebbe costringere i protagonisti di questa fase, Di Maio e Salvini, a chiudere un traccheggiamento inaccettabile con una mossa a sorpresa. Resta sempre in piedi l’ipotesi di un incarico a Roberto Fico ma il capo dello Stato sta seguendo passo passo l’evoluzione della scena politica e di conseguenza le sue decisioni vengono ponderate fino all’ultimo istante. La finestra Lega-M5s si sta chiudendo e l’aver visto i protagonisti della crisi spendersi più per il Molise che per la nascita di un governo nazionale ha infastidito non poco il presidente.

Il Quirinale continua quindi ad attendere “un’assunzione di responsabilità” da parte di chi si proclama vincitore delle elezioni. Ma sembra proprio non voler consentire ulteriori tatticismi e meline per arrivare al voto in Friuli Venezia Giulia del 29 aprile. Proprio per questo motivo, a quasi due mesi dalle elezioni, si considera logico e responsabile l’apertura di un serio tavolo di incontri, “in trasparenza e alla luce del sole”. Una chiarificazione definitiva che il Colle imporrà a Salvini e Di Maio probabilmente già domani.

Decade quindi l’ipotesi di affidare a Fico un incarico per esplorare solo una eventuale intesa M5s-Pd. Sembra che il presidente voglia accertare una volta per tutte, in modo che sia chiaro anche agli italiani, se esiste una possibilità Lega-M5s. La sintonia è stata compresa e assecondata dal presidente ma l’impressione del Colle è che forse è stata fraintesa come permesso di trattativa a oltranza.

In tutto questo c’è il Pd che in questa situazione aspetta di conoscere le scelte del Quirinale. Con una pregiudiziale, spiegano fonti del partito all’Ansa: “La pregiudiziale è che Di Maio chiuda ‘il forno’ con la Lega. Se non dichiara chiuso il confronto con la Lega e tergiversa, anche alla luce dei vari ultimatum già scaduti di Di Maio a Salvini il Pd neanche si siederà al tavolo”. Sedersi al tavolo, chiariscono i democratici, non vuol dire automaticamente aprire un dialogo per un governo M5S-Pd ma “provare a confrontarsi e vedere che succede, l’esito non lo sappiamo”.

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