Giovanni Toti vara la disciplina contro l’azzardo legalizzato in Liguria. “Ma i quattordici articoli della legge regionale invece di limitare la diffusione di slot e vlt rischiano di essere una sanatoria. Un colpo di spugna”. A dirlo è il parlamentare M5S Matteo Mantero. All’articolo 3 si legge che “è vietata l’apertura di centri di scommesse, di spazi di scommesse con vincita in denaro, nonché la nuova installazione di apparecchi per il gioco lecito situati a una distanza inferiore a 500 metri” dai luoghi sensibili. In pratica: scuole, chiese, centri ricreativi, centri per anziani o esercizi di rivendita oro. Parrebbe un buon segno, visto che il limite previsto dalla disciplina precedente del 2012 era di 300 metri. Mantero, però, accusa: “La norma si riferisce alle aperture e alle nuove installazioni. Leggendo attentamente articoli e commi si scopre che tutte le sale esistenti potranno continuare a esercitare la propria attività. In pratica è un colpo di spugna che invece di contrastare il fenomeno permette alle attività in esercizio di continuare a esistere. Peggio: non sono nemmeno previsti limiti di tempo per la concessione”.

Secondo il M5S la trappola sarebbe racchiusa nel comma 2 dell’articolo 4: “Sono fatte salve le autorizzazioni relative ad esercizi diversi da quelli previsti nel comma 1 già rilasciate al momento dell’entrata in vigore della presente legge”. In pratica, sostiene Mantero, l’esistente sarebbe sanato. E senza una scadenza. “Nessuna sanatoria”, ribatte Toti, “Noi siamo in linea con la direttiva Baretta che punta a ridurre la macchinette all’interno dei locali, piuttosto che il numero di esercizi. Con la legge che proponiamo – che potrà comunque essere emendata dal Consiglio Regionale – le macchinette in Liguria passeranno da 10.700 a 7.090. A livello nazionale si è stabilito così, anche per contemperare due esigenze opposte: ridurre l’azzardo legalizzato, ma nel contempo evitare che il gioco ritorni sotto il controllo del mercato nero in mano alla criminalità. E poi bisogna tutelare i piccoli esercizi rispetto al settore senza controllo del gioco online”.

Una differenza sostanziale rispetto ad altre Regioni che, nel varare provvedimenti simili, hanno previsto anche la scadenza di quelli precedenti, obbligando di fatto chi già ha una sala slot a portarla “a scadenza”, nell’impossibilità di rinnovarla allo scadere delle concessioni. Difatti la risposta non soddisfa i Cinque Stelle: “Si riducono le macchinette, però si prepara l’ingresso sul mercato di una nuova generazione di apparecchi molto più insidiosi, perché sono più veloci e consentono più giocate. Soprattutto potranno essere piazzati anche in zone dedicate dei comuni esercizi commerciali. Per non dire del rischio, non ancora scongiurato, che le scommesse possano essere effettuate anche con la carta di credito. La legge ligure va proprio in questa direzione”.

Parliamo di una regione, la Liguria, tra le più martoriate dalla diffusione delle macchinette: a Genova si contano 879 esercizi che le possiedono, mentre a Savona per ogni 125 abitanti esiste una slot o una vlt. Ma quello che colpisce di più, come ha denunciato anche Christian Abbondanza, presidente della Casa della Legalità, sono i 271 esercizi ad Albenga e i 154 a Ventimiglia. Spiega Abbondanza: “Il Ponente ligure è una terra ad altissima infiltrazione mafiosa, parliamo soprattutto della ‘ndrangheta. Da innumerevoli inchieste è emerso – senza voler criminalizzare tutti i gestori, ovviamente – che la criminalità organizzata utilizza le slot anche per riciclare il proprio denaro e riempirsi le tasche legalmente. Quindi proprio in queste zone occorre essere doppiamente severi”.

La normativa più stringente, di cui molti auspicavano l’entrata in vigore, avrebbe consentito l’eliminazione tout court delle macchinette vicine ai luoghi sensibili. Il panorama dell’azzardo legalizzato in Liguria sarebbe cambiato radicalmente: a Genova da quasi novecento esercizi si sarebbe passati a 80, a La Spezia di 12 sale dedicate al gioco ne sarebbero rimaste 2.

Secondo il dossier dell’Agenzia per le Dogane e i Monopoli analizzato dal Movimento 5 Stelle con le associazioni no-slot, in Liguria ogni anno si giocherebbero 2,5 miliardi con perdite per 470 milioni. Quasi mezzo miliardo sottratto alle tasche dei cittadini in una regione con percentuali record di pensionati e disoccupati (tra le categorie più colpite dalla ludopatia). Numeri che, secondo Mantero, con la nuova legge approvata dalla giunta di centrodestra rischiano di restare praticamente inalterati.

Non è la prima volta che la giunta Toti finisce sotto accusa per l’approccio soft alla questione slot. Nell’aprile 2017 la Regione decise di prorogare di un anno la disciplina precedente, impedendo così l’applicazione delle nuove norme più restrittive. Nella maggioranza – che votò compatta la proroga – ci fu chi giustificò la decisione sottolineando i rischi occupazionali per i gestori dei locali.

Una decisione che a Genova suscitò accese proteste: centinaia di persone, tra cui molti giovani di associazioni di volontariato, si ritrovarono davanti alla Regione. Non solo: ci fu anche la protesta di un sacerdote. Padre Francesco Cavallini, gesuita molto amato dai giovani genovesi, al termine della funzione domenicale disse: “La messa è finita, andate a protestare” e guidò un corteo silenzioso, fiaccole in mano, fino alla sede della Regione.

Non servì a nulla. Vinse la proroga, tra gli applausi dei gestori. Adesso che, dopo un anno, la proroga stava per scadere arriva la nuova disciplina. Che, secondo il M5S, “rischia di lasciare tutto com’è, caso unico in Italia. Visto che le altre regioni, anche di centrodestra, stanno finalmente cercando di limitare un fenomeno che ha costi sociali ed economici ben maggiori dei benefici che promette di portare. La Liguria così diventerà la bisca d’Italia”.

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