La Chiesa deve restituire l’Ici non pagata nel periodo 2008-2012. Lo ha detto l’avvocato generale della Corte Europea, il belga Melchior Wathelet, secondo il quale il mancato recupero di quello che era già stato ritenuto un aiuto illegale di Stato non può essere giustificato dall’assenza di database adeguati. Secondo l’avvocato quindi andrebbe ribaltata la sentenza del Tribunale Ue del 2016 che aveva stabilito “l’impossibilità di recupero dell’aiuto a causa di difficoltà organizzative”.
A fare ricorso contro quella sentenza erano stati la Scuola Montessori e Pietro Ferracci, titolare di un piccolo bed and breakfast a San Cesareo, vicino Roma. Si tratta di due tra “i numerosi denuncianti” che nel 2006 si sono rivolti alla Commissione contro l’esenzione di fatto concessa a scuole religiose, cliniche, alberghi e in generale tutte le attività commerciali gestite da enti ecclesiastici. Esenzione criticata anche da papa Francesco, secondo cui chi fa affari con l’accoglienza e l’assistenza sanitaria è tenuto a pagarci le tasse.
Nel 2010, dopo quelle denunce, l’Antitrust dell’Unione Europea aveva aperto un’indagine. E Bruxelles stabilì che l’esenzione all’Ici concesse a enti non commerciali per scopi specifici tra il 2006 e il 2011 era “incompatibile con le regole Ue sugli aiuti di stato”, perché dava “un vantaggio selettivo” alle attività commerciali svolte negli immobili di proprietà della Chiesa rispetto a quelle degli altri operatori. La questione fu archiviata dalle scelte politiche dell’Italia con il governo Monti che abbandonò la vecchia Ici per l’Imu, che non prevedeva esenzioni per gli immobili dove venivano svolte attività economiche, anche se di proprietà della Chiesa. Ma rimaneva ancora la questione della restituzione di quattro anni di esenzioni, una somma stimata intorno ai 4-5 miliardi di euro dall’Anci. La Commissione decise però che l’Italia non poteva recuperare il dovuto per il 2006-2011 perché era “oggettivamente” impossibile calcolare l’importo esatto per il pregresso.
La Montessori, sostenuta nella battaglia dai Radicali, nell’aprile 2013 presentò ricorso contro la Commissione e di conseguenza contro lo stato italiano, schierato con Bruxelles e dunque favorevole alla decisione del 2012 che non obbligava il governo e recuperare i soldi. Ricorso respinto nel 2016, ma la Montessori e Ferracci non si sono fermati hanno fatto appello alla Corte Ue, che deve ancora esprimersi. Per ora ci sono le dichiarazioni dell’avvocato generale, che propone di ritenere recuperabile l’aiuto di Stato già dichiarato illegittimo dalla Commissione nel 2012.
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