Pur con qualche scricchiolio nei quartieri “bene”, Virginia Raggi sembra mantenere il consenso nella sua Roma. Semmai, a due anni di distanza, è Roberta Lombardi e tutto il suo “mondo” – quello che formava la cosiddetta ‘base’ – a doversi interrogare sul calo di consensi registrato dal M5S nelle roccaforti dell’ormai ex deputata. Con magra soddisfazione dei vertici del Pd Roma, i quali oggi fanno capolino come “primo partito” alle regionali, nonostante la batosta rimediata – sempre in città – nella corsa al Parlamento. E’ un dato importantissimo per il quadro romano quello che esce dall’analisi del voto per il Parlamento e per le Regionali nella Capitale. Lombardi, infatti, è stata la principale voce critica interna al Movimento sin dai primi giorni che hanno portato Virginia al soglio capitolino. Un dualismo che in un certo momento ha seriamente messo in discussione la tenuta della giunta ed ha creato non pochi grattacapi, cosa che i sostenitori pentastellati le rinfacciano ancora sui social network.

IL “CAPPOTTO” DI ROBERTA – Non solo, infatti, Lombardi ha perso (male) la sfida con Nicola Zingaretti, arrivando addirittura terza dietro Stefano Parisi, ma la candidata per la Camera, Claudia Giacchetti (a lei vicina), è uscita con le ossa rotte dal confronto nell’ex roccaforte di Montesacro, ottenendo un magro 18.58% all’uninominale contro il 37,82% di Marianna Madia e il 33,17% della meloniana Maria Teresa Bellucci. E il dato fa ancora più impressione se confrontato con quello di 20 mesi fa, quando nel Municipio III Virginia Raggi otteneva il 35% dei consensi, contro il 25% di Roberto Giachetti (Pd) e il 31% di Giorgia Meloni e Alfio Marchini messi insieme; perfino nell’ostile Municipio II (Parioli, San Lorenzo), Virginia si difendeva portando a casa quasi il 25% dei voti.

Altro dato assolutamente negativo per l’ex deputata è il confronto fra le regionali e le politiche. Nel collegio Lazio 1, relativo alla provincia di Roma, il M5S ha infatti ottenuto ben 653.705 voti – pari al 32,47% – finendo solo 5.000 voti sotto il centrodestra; nello stesso territorio, alle regionali Lombardi ha fatto registrare 607.498 voti – il 27,7% – più di 45.000 voti in meno rispetto ai consensi pentastellati per Camera e Senato. Interessante anche il parallelo fra le regionali 2018 e le comunali 2016. In questa tornata, l’ex deputata ha ottenuto nel territorio di Roma il 26,44% dei consensi contro il 21,99% della lista M5S, ben 132.000 voti in più (385.000 contro 253.319) al suo stesso partito; nel 2016, Virginia Raggi vinse con il 35,25%, mentre il M5S a Roma ottenne 412.285 voti (e un’affluenza di poco inferiore). Insomma, verrebbe da dire: il M5S ha perso 260.000 voti in meno di due anni. In realtà, sommando i collegi romani alle politiche, ecco tornare i consensi oltre quota 400.000.

POLITICHE: MALE GARBATELLA-EUR, BENE OSTIA E TORRE ANGELA – Andando ad analizzare il voto alla Camera quartiere per quartiere, ci si accorge come il M5S trovi ancora difficoltà nelle aree più benestanti. Abbiamo raccontato del collegio Montesacro, ma anche nel Centro Storico i pentastellati restano sotto quota 20% (solo il 17,19%), contro il 42% ottenuto dal candidato di centrosinistra, Paolo Gentiloni. Maluccio anche il collegio Ardeatino (municipi 8 e 9), con Daniele Piva che con il suo 26,01% deve accodarsi alla renzianissima Patrizia Prestipino (33,47%) e al forzista Davide Bordoni (28,05%): qui, come nel quartiere Montesacro, potrebbero aver pesato non poco le sfiducie ai danni dei presidenti municipali grillini. M5S sotto anche al Gianicolense (Municipi 11 e 12) con la “Iena” Dino Giarrusso che lascia il passo al radicale Riccardo Magi ed all’azzurra Olimpia Tarzia.

Più si va in periferia, però, più il quadro cambia. Già al Tuscolano, l’ex olimpionico Felice Mariani ottiene il 32,47% ed “elimina” due pezzi da novanta come il meloniano Fabio Rampelli (28.47%) e l’ex veltroniana Ileana Argentin (27,81%). M5S a punti anche in zone tradizionalmente “nere”, come Castel Giubileo e Primavalle, e “rosse”, come Tiburtino e Prenestino, fino ai trionfi di Torre Angela (dove Lorenzo Fioramonti ha quasi doppiato il presidente del Pd, Matteo Orfini, 36,65 a 20,71) e Ostia-Fiumicino (Emilio Carelli eletto con il 39,49%).

GLI AUTOGOL: DALLA GUERRA A VIRGINIA AI MIGRANTI – Insomma, se i romani in qualche modo hanno votato Luigi Di Maio tenendo anche presente – nel bene e nel male – le loro sensazioni sui 20 mesi di Virginia Raggi in Campidoglio, si può dire che questa tanto temuta emorragia di consensi non c’e’ stata. Tutt’altro. Ora però parte il processo ai lombardiani, che in Campidoglio esprimono soprattutto il presidente dell’Assemblea Capitolina, Marcello De Vito.

Col senno di poi, la guerra a Virginia non è piaciuta – come dimostrano anche le indiscrezioni sulle chat militanti-consiglieri – e gli assessori carneadi, entrati su spinta della “base”, non hanno portato un grande valore aggiunto. Ma Roberta paga probabilmente anche la ricerca dei voti di destra, che non è piaciuto ai tanti potenziali elettori di sinistra: il continuo ricordare il suo passato da simpatizzante Msi, le affermazioni sul “fascismo buono” e, dulcis in fundo, un suo post su Facebook dove si parlava di “più turismo e meno migranti” per i borghi del Lazio. Una strategia sbagliata che ha ricompattato il fronte di sinistra verso Zingaretti, relegando Lombardi a comprimaria in un’area politica già abbastanza affollata.

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Lazio, a Zingaretti manca un consigliere per governare: il M5s apre a un’intesa ma il Pd è tentato dal mini-Nazareno

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