Il sindaco leghista di Varese Attilio Fontana incassa una vittoria clamorosa. In Lombardia stacca di 20 punti e doppia il candidato del Pd Giorgio Gori: 49,7% contro 29%. Non solo: porta la stessa Lega a raddoppiare i voti rispetto a Forza Italia e congela le speranze di ribalta dei Cinque Stelle il cui candidato si ferma al 16%. Di sicuro il risultato di Fontana è nettamente superiore rispetto al 42,8% registrato cinque anni fa da Roberto Maroni e conferma il buon momento del centrodestra e in particolare della Lega, che con il 33% sorpassa e doppia i voti di Fi, capovolgendo i rapporti di forza in vista della nuova giunta, con un ruolo preponderante del Carroccio. Il passaggio di consegne è previsto per il 20 marzo.

Lo spoglio rivela altri dati imprevedibili e perfino in controtendenza rispetto a quelli nazionali. Il Pd che è in caduta libera praticamente ovunque a Milano resta il primo partito attorno al 27%, con il dato più alto in centro città e percentuali che calano in periferia. A sorpresa il capoluogo si scopre dunque potenziale fortino del centrosinistra, unica macchia rossa sulle mappe elettorali del Nord Italia in un mare di azzurro.

Abbastanza perché possa prendere corpo la suggestione di una ripartenza che non abbia Rignano o Firenze come epicentro ma il capoluogo lombardo, dove si sono contati 20mila voti in più rispetto alle comunali del 2016. “In città – dirà il sindaco Giuseppe Sala – non siamo lontani dai risultati del 2016, ma bisogna fare meglio. Quindi penso si debba confidare che il buon governo, vicino alla gente, viene riconosciuto”. Un dato “fortemente positivo”, rivendica il segretario del Pd milanese Pietro Bussolati: “Milano si conferma laboratorio di riformismo e argine al populismo”. Il dato sull’affluenza in Lombardia rinforza questa suggestione: il dato finale indica un 73,07% per le regionali, il 76,83% per la Camera nettamente superiore al 72,91% di media nazionale. A Milano città l’affluenza per le regionali ha sfiorato l’80%.

“Continueremo il buon governo del centro destra”. Attilio Fontana, presidente in pectore della Regione Lombardia, parlando in via Bellerio inserisce il suo governo nel solo di 23 anni in azzurro-verde. Nella sua prima uscita da governatore ribadisce “ho commesso un errore e ho ripetutamente chiesto di scusarmi”, a chi gli chiedeva della sua frase sulla “razza bianca“. Ha anche ribadito che avrà rapporti con “tutte le realtà politiche” a chi gli chiedeva del dialogo con l’estrema destra. Gori invece dal comitato elettorale non scioglie la riserva sul suo futuro, se resterà a Bergamo o andare a Milano per guidare l’opposizione e commenta così il risultato: “A livello nazionale il voto politico ci stacca di 22 punti a favore del centrodestra, un po’ meno nel regionale ma è un fatto che il voto politico si sia travasato quasi completamente in quello regionale, al di là del nostro tentativo di caraterizzare i temi della campagna intorno alle esigenze del territorio. Mi sento di aver fatto la miglior campagna elettorale che potessi fare”.

Altra anomalia lombarda è in casa Cinque Stelle che non ottengono un seggio tra Camera e Senato e si candidato ancora a fare opposizione in Regione. Il loro candidato Dario Violi si ferma al 17%, poco più della metà rispetto all’exploit a livello nazionale (32%) e non molto superiore al 13% di cinque anni fa.

Per tornare in casa Pd il dato metropolitano potrebbe evitare il regolamento dei conti che si annuncia invece al Nazareno, anche perché il segretario lombardo Alessandro Alfieri mette il dito nella piaga della divisione di Leu anche se il dato finale dimostra come anche a livello locale la somma dei voti non avrebbe reso in ogni caso competitivo il centrosinistra.  “Credo che in Lombardia Liberi e Uguali abbia commesso un grande errore, perdendo l’occasione di costruire un’originale esperienza di centrosinistra unito. Invece hanno preferito correre da soli, per contarsi” ha rimarcato  Alfieri che ha anche indicato nella scelta dell’election day un concorso alla sconfitta del 4 marzo: “Peccato non aver avuto la possibilità di uno stacco tra il voto nazionale e regionale: sarebbe stata l’occasione per mettere davvero al centro del dibattito i temi della Regione, rimasti invece schiacciati da quelli nazionali”.

 

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