I Cinquestelle che fanno finta di rinunciare a una parte dello stipendio da parlamentare (come imposto dalle regole del Movimento) e poi revocano i bonifici bancari sono dei furbetti di quarta categoria. Quello che addirittura i bonifici li taroccava con Photoshop è un vero mascalzoncello. La triste storia degli imbrogli a Cinquestelle mostra ancora una volta l’eterna attitudine arcitaliana a fare i furbi. Il fatto che a imbrogliare, questa volta, siano personaggi che fanno dell’onestà la loro bandiera legittima una severità di giudizio superiore alla media: possiamo scandalizzarci di più se il pedofilo è un prete che pretende di insegnarci la morale sessuale.
Detto questo, però, è necessario anche rimettere i fatti in fila e dare loro il giusto peso. I miserabili furbetti del rimborsino non hanno rubato soldi pubblici, come tanti loro colleghi di altri partiti. Hanno fatto finta di rinunciare a una parte del loro stipendio, ma in realtà se la sono tenuta. Così hanno infranto una regola del Movimento ma, soprattutto, hanno tradito la parola data ai loro elettori, infranto la promessa fatta ai cittadini: questo è il peso grave che li rende “unfit” per la politica, inadeguati, inadatti a rappresentarci in Parlamento.
Quello che suona stonato in questa faccenda è il suo uso propagandistico ed elettorale: a fare la morale ai Cinquestelle sono uomini politici di partiti affollati di ladri veri, gente che non solo non ha mai neppure pensato di restituire una parte dei soldi pubblici portati a casa in decenni di vita politica, ma si è rubata finanziamenti illeciti e intascata tangenti, ha venduto appalti, truccato gare. Insomma: Mackie Messer, il bandito dell’L’opera da tre soldi, pretende di insegnare l’onestà all’incolpevole Polly.
Quello che suona stucchevole in questa faccenda è il doppiopesismo di tanti giornali e di commentatori: una mancata restituzione di un Cinquestelle pesa più di una mazzetta milionaria o di un abuso d’ufficio di uno di Forza Italia o del Pd.
Con un imbroglio supplementare. Quelli che, quando uno del loro partito viene beccato con la tangente, dicono: “Non siamo tutti ladri” (vero, anche se i partiti di solito difendono i “loro” che sono stati beccati), ora dicono: “Vedete? anche i Cinquestelle sono disonesti”. E intendono tutti i Cinquestelle. Giudizio universale. Anche quelli che i bonifici li hanno sempre fatti. Anche quelli che hanno immediatamente cacciato i furbetti del rimborsino.
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