È violenza imporre agli studenti la noia di uno studio lontano dai loro interessi.
DEVI studiare! E se non lo fai sarai punito.
Chissenefrega se nessuno è stato capace di farti capire quanto è bello conoscere! Lo studio animato dalla passione aiuta a superare i conflitti con sé stessi e con gli altri. La paura della punizione e la sensazione di essere inadeguati incentivano la rabbia e l’alienazione. Un brutto voto è un insulto. E non convince gli ultimi della classe a impegnarsi. Invece, se i ragazzi si appassionano studiano di buona lena perché piace loro. Sono anni che lavoro con ragazzi problematici e criminali precoci e ho sempre verificato che quando superi la corazza della diffidenza e del senso di inferiorità iniziano a impegnarsi anche di più “dei più bravi”. Ma non lo capisce chi non crede alla possibilità di far germogliare nei giovani l’amore per la conoscenza.

Abbiamo scritto tutti qualche centinaio di temi in classe. Messi assieme formerebbero un bel libro. L’hanno buttato via. Cioè milioni di italiani nella loro vita hanno scritto un libro che è stato letto da una sola persona: l’insegnante. Che spreco pazzesco! E che messaggio subliminale negativo! “Sei talmente insignificante che quel che scrivi lo legge solo il professore: perché lo pagano…”

Anni fa ebbe successo sulla stampa di Firenze il progetto che avevo sviluppato con gli studenti di un liceo scientifico. L’idea era di usare tutte le competenze del corpo insegnante e di alcuni esperti esterni per condurre un’analisi dei consumi energetici del loro edificio scolastico. Gli studenti avrebbero poi individuato le tecnologie adatte a ottenere la riduzione dello spreco e avrebbero gestito la supervisione dei lavori. Avrebbero anche trovato una Energy service company (Esco) che, dati alla mano, avrebbe finanziato l’investimento sulla base del risparmio ottenuto (queste società “comprano” lo spreco energetico).

Infine, le stesse tecnologie utilizzate a scuola le avrebbero proposte alle loro famiglie, creando un sistema di analisi degli sprechi casa per casa e di assistenza tecnica per ridurli. Grazie a tutta questa attività gli studenti avrebbero ottenuto delle percentuali sui lavori realizzati dalle aziende fornitrici e con questo denaro avrebbero finanziato viaggi di studio e l’acquisto di materiali didattici.

Gli studenti, i professori, il preside e il provveditore agli studi parteciparono con entusiasmo alla conferenza stampa gremita di giornalisti. Nello stesso periodo il comune di Rimini mi chiese un progetto sperimentale per rendere più appassionante l’insegnamento in una scuola elementare e in una media inferiore. Proposi che i bambini più piccoli realizzassero nel cortile della scuola un allevamento di caprette nane, conigli e papere, mentre i più grandi si sarebbero dedicati alla realizzazione di un orto. Anche in questo caso gli insegnanti delle diverse materie avrebbero organizzato le lezioni in modo che il fulcro dell’apprendimento partisse dai problemi pratici che si incontravano nei lavori agricoli.

L’idea era che se un ragazzino arriva a casa con un po’ di carote e può dire: “Cari genitori, oggi mangiate il cibo che vi ho coltivato io” il suo desiderio di imparare si verticalizza. Sono passati 15 anni da quando ho portato queste proposte, ma nonostante il successo iniziale in pratica non sono ancora partite…
Ma sono sicuro che prima o poi lo faranno. Perché non c’è un’altra possibilità. Nel frattempo ha proposto le stesse idee ad altre scuole e ne ho parlato in vari convegni politici. L’idea che la cultura sia coinvolgimento non interessa proprio. Ma se immagino una scuola diversa mi vengono in mente effetti meravigliosi sulla società nel suo insieme. Che succede se invece di studiare i prodotti della cultura gli studenti ne creassero di loro?

Negli ultimi anni sono aumentati esponenzialmente gli insegnanti che hanno capito che l’apprendimento astratto è avvilente e che hanno iniziato a coinvolgere gli studenti in progetti veri, invitandoli a realizzare scritti e immagini con lo scopo di COMUNICARE con il resto del mondo. Docenti che hanno capito che la qualità dell’apprendimento aumenta se non si tratta solo di conoscenze teoriche. Come è possibile che si frequenti la facoltà di Scienze della Comunicazione senza mai sperimentare la gestione di un blog?

L’insegnamento per lo più è ancora troppo astratto. Agli studenti non viene detto nulla su come funzionano gli antibiotici, su come è calcolata una busta paga, come funzionano gli interessi bancari, i contratti di telefonia, le truffe finanziarie, come si legge l’etichetta di un prodotto, come si firma un contratto per ristrutturare un bagno, cos’è l’isolamento termico. E ovviamente niente sul sesso, la gravidanza, il parto, la psicologia infantile…

E poi ci si stupisce se gli studenti sono svogliati e che ragazzi con gravi problemi mentali diventano violenti? La scuola italiana è per lo più basata sull’idea che il cervello vada allenato meccanicamente, l’importante è lo sforzo, la fatica. Ma è come se le corse in bicicletta si facessero sulle cyclette. Una palla.
E anche la noia scolastica ha un suo perché: devi imparare a accettare quel che non ti piace! Per questo molti ancora credono che la scuola debba essere sacrificio e sofferenza. Una scuola che serve ad allenare all’ubbidienza, non a inventarsi la propria vita.

Solo se gli studenti trovano un motivo per produrre cultura, solo se si appassionano, apprenderanno con grande profitto. Solo una scuola che insegna a diventare culturalmente attivi può coinvolgere anche gli ultimi della classe. Quando imparare diventa passione si riesce a dare anche a chi proviene da una famiglia culturalmente povera, i mezzi e il metodo per capire questo mondo e realizzare con successo un progetto di vita. Solo la passione per l’arte, per la scienza, per lo sport può rendere ricchi di valori civili e fare argine contro la noia, l’alienazione, il bullismo e la criminalità. Gli studenti potrebbero essere una risorsa enorme per la collettività se con il loro entusiasmo giovanile fossero incoraggiati a realizzare azioni positive.

Vedi anche: “Picchiate i professori! Così imparano!
Non sono casi isolati, c’è un piano organizzato!

A Gela stiamo sviluppando un progetto di Alternanza Scuola Lavoro: 530 allievi hanno aderito e stanno realizzando, ognuno individualmente, un blog personale. L’argomento è: “la tua passione più grande…”
Qui il primo tutorial

Articolo Precedente

Buona Scuola, cosa c’è e cosa no nel contratto degli insegnanti

next
Articolo Successivo

Scuola, l’orientamento è un flop: il 45% dei diciottenni insoddisfatto della scelta. Un anno dopo il 20% è disoccupato

next