Per molti Giulietta e Romeo si stanno rivoltando nelle loro tombe perché “Verona ha tradito la sua missione di città dell’amore”. Uno slogan, #sposachivuoi, proposto in uno stand dagli organizzatori della manifestazione “Verona Sposi” in programma lo scorso weekend all’ex Arsenale della città veneta ha scatenato una polemica nella città scaligera con accuse di discriminazioni nei confronti delle coppie gay da parte dell’opposizione in consiglio comunale.

Nel mirino la decisione dell’amministrazione comunale scaligera di centrodestra di “invitare” gli organizzatori della rassegna veronese a rimuovere in uno stand immagini e slogan allusivi al “same sex wedding”, condensati nell’hashtag #sposachivuoi. Il capogruppo della Lega Nord in consiglio comunale, Vito Comencini, ha appoggiato le critiche delll’assessore alla trasparenza, Edi Maria Neri. “Le trovate di marketing non possono affossare i valori – ha sottolineato l’esponente del Carroccio -. Bene ha fatto l’assessore Neri a frenare l’allestimento di stand palesemente contrari alla famiglia tradizionale, che rischiava di trasformarsi in propaganda relativista a favore di altre unioni che nulla c’entrano con la famiglia composta da mamma e papà”.

“L’amministrazione comunale finalmente ha battuto un colpo, ma non per convocare le commissioni sulle richieste delle minoranze che da oltre tre mesi non vengono discusse o per esaminare decine di mozioni ignorate: ha subito trovato il tempo per far rimuovere uno slogan in uno stand a Verona Sposi” dice il consigliere del Pd, Federico Benin. Anche il Circolo Pink di Verona ha fortemente contestato la censura allo stand con lo slogan #sposachivuoiverona: “Verona è sempre meno città dell’amore e sempre più patria dei diritti negati – afferma una dichiarazione -. Giulietta e Romeo si stanno rivoltando nelle loro tombe, ammesso che siano esistiti, perché in queste ore Verona ha tradito la sua missione di città dell’amore”.

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