Lo scatto del M5s, la frenata del centrodestra e il crollo del Pd che rischia di trovarsi a bocca asciutta nei collegi uninominali da Nord a Sud. L’ultima fotografia scattata da Ixè per Huffington Post mette in evidenza spostamenti importanti in appena una settimana. Sarà il peso delle parlamentarie dei Cinque Stelle e il contestuale delinearsi delle liste degli altri partiti, fatto sta che il Movimento arriva al 29,2%, una percentuale di consensi mai raggiunta negli ultimi sei mesi.

Balzo del M5s, crollo Pd
Sintomatico il balzo rispetto alla scorsa settimana: +1,4 per cento. Mentre altrove – secondo le intenzioni di voto raccolte dall’istituto guidato da Roberto Weber – si fanno i conti con crolli e ribassi. Il Partito Democratico perde mezzo punto percentuale finendo al 21,8%, sotto al soglia psicologica del 22. Il 4 agosto i dem erano al 27,5. Arretra anche Forza Italia, passata dal 17,4 al 16,7 per cento, con un travaso di voti che non sposta gli equilibri della coalizione di centrodestra. La Lega guadagna infatti lo 0,6 portandosi all’11,9 e Fratelli d’Italia resta praticamente stabile al 4,4 (-0,1). Liberi e Uguali è accreditato del 7%, mentre tra le varie liste di contorno solo Noi con l’Italia-Udc e +Europa sembrano destinate a portare acqua al mulino: la quarta gamba del centrodestra è al 2,2 per cento, mentre il movimento di Emma Bonino è al 2%.

Uninominale: dominio centrodestra, il Pd ha appena 5 seggi certi
Con questo quadro, è altamente probabile una “non vittoria” nelle urne. Anche se molto dipenderà dai risultati nell’uninominale. Al momento, il centrodestra dovrebbe conquistare 290 seggi alla Camera e 152 al Senato. La maggioranza, quindi, appare ancora lontana. Se si votasse oggi, al Pd e alle liste collegate andrebbero invece 130 scranni a Montecitorio e 61 al Senato. Addirittura al di sotto dei 200 sulla base dei quali Matteo Renzi ha composto le liste con una smaccata propensione a tutelare i fedelissimi. Il M5s, invece, porterebbe in Parlamento una pattuglia composta da 264 persone (177 e 87). A Liberi e Uguali toccherebbero 29 seggi alla Camera e 13 al Senato. Interessante la ripartizione nell’uninominale. I collegi “certi” per il Pd sono appena 5, tre a Montecitorio e due a Palazzo Madama. Tra “probabili” e “sorprese”, il centrosinistra dovrebbe arrivare a conquistarne rispettivamente 27 e 12 nelle due ali del Parlamento. Ma il Pd non tocca palla al Sud, dove la spartizione sarà tra centrodestra (68+35) e M5s (33+14). La salvezza del Partito Democratico sono le regioni rosse che consegnerebbero 17 seggi alla Camera e 9 al Senato. Il Nord, invece, è quasi “monocolore” con Forza Italia, Lega e Fratelli d’Italia accreditati di 70 collegi su 90 alla Camera (Centrosinistra 10, M5s 10) e 39 su 46 al Senato (Centrosinistra 3, M5s 4).

6 su su 10 certi alle urne, Renzi il leader meno amato (dopo Bersani)
Secondo Ixè, al 28 gennaio, solo il 59,9 per cento è certo di votare. Mentre il 9% si dice sicuro di non entrare in cabina elettorale. Nell’ultimo mese di campagna elettorale, quindi, i partiti dovranno dare la caccia a quella larga fetta di indecisi sul da farsi il 4 marzo. Ma qual è lo stato di salute dei leader? Paolo Gentiloni resta quello con il maggior indice di fiducia (33 per cento) seguito da Emma Bonino e Luigi Di Maio al 30. Il candidato premier del Movimento Cinque Stelle è quindi il frontman più amato tra coloro che aspirano a diventare premier. Dietro di lui, i leader del centrodestra Matteo Salvini (25), Silvio Berlusconi (24) e Giorgia Meloni, che raccoglie lo stesso gradimento (22) di Piero Grasso. Appaiato ai volti di Fratelli d’Italia e LeU c’è anche Beppe Grillo. Renzi? La fiducia nel segretario del Pd è al 21%. Tra i volti proposti da Ixè, fa meglio solo dell’uomo che ha rottamato, Pier Luigi Bersani, inchiodato al 19.

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