“Miseri e disuguali”. E’ la sintesi del nuovo rapporto sulla ricchezza nel mondo pubblicato dall’ong britannica Oxfam alla vigilia del World Economic Forum di Davos, che vedrà riuniti nella cittadina svizzera i maggiori rappresentanti mondiali dell’economia e della politica. Il divario tra ricchissimi e poveri cresce, è la conclusione a cui arriva il report. Non solo infatti l’1% più ricco della popolazione mondiale continua a possedere quando il restante 99%, ma si arricchisce sempre di più: l’82% dell’incremento di ricchezza netta registrato nel mondo tra marzo 2016 e marzo 2017 è andato in tasca ai “Paperoni”. Nemmeno un centesimo invece è finito alla metà più povera del pianeta, che conta 3,7 miliardi di persone.

“Ricompensare il lavoro, non la ricchezza”, è il titolo del report che utilizza i dati elaborati dal Credit Suisse tenendo conto di nuove informazioni che arrivano sui nuovi ricchi di Russia, Cina e India. Un giorno di reddito di un amministratore delegato vale in Usa un anno di salario di un dipendente, calcola tra il resto la ong. Ogni due giorni qualcuno nel mondo diventa miliardario, ma per la presidente di Oxfam Italia, Maurizia Iachino, “non è sintomo di un’economia fiorente se a pagarne il prezzo sono le fasce più povere e vulnerabili dell’umanità”.

La sezione italiana dell’organizzazione, in vista delle elezioni, ha inviato una lettera ai candidati premier: un’indagine realizzata da Demopolis per l’organizzazione indica che il 61% degli italiani percepisce una crescita della disuguaglianza nel Paese. Per questo la lettera propone interventi su fisco, lavoro, spesa pubblica. Anche in Italia infatti la ricchezza è sempre più concentrata in poche mani. A metà 2017 il 20% più ricco degli italiani deteneva oltre il 66% della ricchezza nazionale netta, il successivo 20% ne controllava il 18,8%, lasciando al 60% più povero appena il 14,8% della ricchezza nazionale. La quota di ricchezza dell’1% più ricco degli italiani supera di 240 volte quella detenuta complessivamente dal 20% più povero della popolazione. Il divario, poi, cresce. Nel periodo 2006-2016 la quota di reddito nazionale disponibile lordo del 10% più povero degli italiani è diminuita del 28%, mentre oltre il 40% dell’incremento di reddito complessivo registrato nello stesso periodo è andato al 20% dei percettori di reddito più elevato. Così nel 2016 – gli ultimi dati confrontabili disponibili – l’Italia occupava la ventesima posizione su 28 paesi Ue per la disuguaglianza di reddito disponibile.

L’indice di Oxfam, in quest’ultimo rapporto, è puntato sul lavoro, sempre più mal retribuito e precario, pieno di abusi e rischi. Nel settore dell’abbigliamento gli azionisti dei cinque principali marchi hanno riscosso nel 2016 dividendi per 2,2 miliardi di dollari: basterebbe un terzo di questa cifra per garantire un salario dignitoso a 2,5 milioni di vietnamiti che lavorano nello stesso settore, producendo un capo che magari ora stiamo indossando. Tra le proposte di Oxfam, c’è quella di porre un tetto ai superstipendi dei top manager per impedire che il divario superi il rapporto 20 a 1.

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