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  1. Chiude il Parlamento “del cambiamento”: da chi ha girato 10 partiti diversi a chi non s’è visto quasi mai. Come Verdini
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Politica

Chiude il Parlamento “del cambiamento”: da chi ha girato 10 partiti diversi a chi non s’è visto quasi mai. Come Verdini - 13/14

C'è chi come la deputata Cinzia Maria Fontana (Pd) è stata presente al cento per cento delle votazioni, tutte le 24827 tranne una. Ma la legislatura del Parlamento più giovane ha confermato i vizi più vecchi, come suggerisce l'analisi dei dati di OpenPolis. Quelli dei cambi di gruppo, per esempio, 10 al mese, con il recordman Luigi Compagna. La polverizzazione di partiti e la proliferazione dei gruppuscoli personali. La sorpresa? Razzi più presente di tutti i leader

Calderoli e Richetti i più presenti tra i dirigenti. Ma Razzi li supera
Tra i dirigenti di partito, leader o presunti tali chi vince è Roberto Calderoli che è anche vicepresidente del Senato: è stato presente all’89 per cento dei voti e d’altra parte tra i suoi punti di forza c’è proprio la battaglia parlamentare con tanto di trucchi e sgambetti. Calderoli ha fatto un po’ meglio di Luigi Zanda, capogruppo del Pd a Palazzo Madama, che ha partecipato all’85 per cento degli scrutini. Tra i Cinquestelle Vito Crimi si ferma al 58 per cento di presenze, Nicola Morra quasi al 65. Il capogruppo di Forza Italia Paolo Romani va e non va: 43 per cento di presenze. Antonio Razzi ammutolisce tutti: c’è stato nell’86 per cento dei casi, uno stakanovista.

Alla Camera il piatto è più ricco. Il primato è di Matteo Richetti, portavoce della segreteria del Pd, che ha preso parte all’83 per cento dei voti. Resta dietro di lui il capogruppo democratico Ettore Rosato (76). Lorenzo Guerini si ferma al 35,8. Nell’area di Liberi e Uguali Pierluigi Bersani è al 41, Nicola Fratoianni al 43, Pippo Civati al 71, Roberto Speranza al 36 più un 44 per cento di missioni. Tra i grillini Alessandro Di Battista è stato presente a poco più della metà dei voti (57%), mentre Luigi Di Maio ha dovuto fare i conti con i suoi compiti istituzionali ma non si può dire che è un habitué (è stato presente al 30 per cento, ma nel 53 per cento delle votazioni era assente per missione). Bassa per cause di forza maggiore anche la sottosegretaria Maria Elena Boschi: 13 per cento di presenze, ma 80 per cento di missioni. Vale lo stesso discorso anche per chi ministro non lo è più, il capogruppo berlusconiano Renato Brunetta (11 più 83 per cento di missioni).