Sono ore importanti per Marcello Dell’Utri. Perché l’ex senatore di Forza Italia, condannato per concorso esterno in associazione mafiosa, attende nella sua cella di Ribibbia che il Tribunale di Sorveglianza di Roma decida se le sue condizioni di salute siano compatibili con il carcere e, contemporaneamente, riceve la notizia che la Corte europea dei diritti umani chiede chiarimenti al governo italiano sulla sua detenzione dopo il caso Contrada anche in relazione al suo stato di salute. Una congiunzione di eventi che arriva dopo il no della Cassazione alla liberazione anticipata perché il concorso esterno “è un reato grave” e dopo l’ennessimo appello di Silvio Berlusconi che lo ha definito “prigioniero politico”.

La Corte europea dei diritti umani e il ricorso di Dell’Utri
Dell’Utri ha presentato il 20 dicembre del 2014, tramite i suoi legali, un ricorso a Strasburgo in cui ha sostenuto di essere stato condannato in base a una legge entrata in vigore in una data successiva alle contestazioni: Dell’Utri lamenta di fatto che il concorso esterno gli stia stato “applicato retroattivamente” perché il reato per cui è stato condannato è stato commesso fino al 1992 e di essere stato giudicato due volte (il processo in appello è stato celebrato due volte dopo un annullamento della Cassazione). Il concorso esterno è stato tipizzato nel 1994 con la sentenza Demitry che definiva per la prima volta quella inedita fattispecie nata dall’unione dell’articolo 110 (concorso) e 416 bis (associazione mafiosa) del codice penale. A “inventarsi” quel reato al tempo del pool antimafia di Palermo era stato Giovanni Falcone: occorreva un modo, infatti, per perseguire i colletti bianchi che contribuiscono continuativamente alla crescita dell’associazione mafiosa senza mai farne parte a livello organico. Reati che già esistavano dunque. Secondo il ricorrente le accuse che gli sono state rivolte, e per cui sta scontando sette anni, erano vaghe e imprecise, ma che non può più presentare ricorsi alla giustizia italiana.

I giudici europei chiedono all’Italia conto di tutto questo e anche se la sua detenzione – considerate le sue condizioni di salute – violi il divieto di trattamento inumano e degradante. Anche in questo caso c’è stranamente un riferimento alla sentenza Contrada. L’Italia è stato condannata perché il reato contestato (dal 1979 al 1988) all’ex superpoliziotto non era “sufficientemente chiaro”. Decisione arrivata anche a causa di un errore dei rappresentati dello Stato Italian0, ma che ha prodotto un altro verdetto: la Cassazione gli ha revocato la condanna.

Il Tribunale di Sorveglianza e le condizioni di salute
Martedì 5 dicembre invece a Roma si terrà l’udienza davanti ai giudici della Libertà per stabilire se le condizioni di salute di Dell’Utri sono compatibili con il carcere. Lo scorso 19 luglio i giudici hanno ordinato una nuova perizia sulle sue condizioni di salute. Le parti discuteranno soprattutto di questo. L’ex senatore ha problemi cardiaci e il quotidiano Il Tempo ha riportato la notizia che sarebbe affetto da un tumore. Una volta ascoltate le parti i giudici  si riserveranno e la decisione potrebbe essere presa nel giro di cinque giorni.

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