Sono arrivate in Italia 5 anni fa saltando giù da un furgone a Campogalliano e in poco tempo si sono disperse a macchia d’olio spingendosi fino al Trentino e alle Marche. Le cimici asiatiche hanno letteralmente invaso le campagne italiano del nord Italia e nell’ultimo anno hanno distrutto il 40% del raccolto di pere e kiwi. Fermarle è molto più complicato rispetto alle cimici nostrane; quelle asiatiche, infatti, sono molto più resistenti e i pesticidi molto spesso non hanno effetto, sono in grado di volare per 2 chilometri al giorno e si riproducono molto velocemente: una madre può deporre fino a 285 uova all’anno. La paura, adesso, è che le cimici possano spostarsi nelle case per ripararsi dal freddo. “Aggrediscono 300 tipi di colture diverse – sostiene Lorenzo Bazzana, responsabile economico di Coldiretti – L’invasione è stata molto veloce, dobbiamo reagire in maniera altrettanto tempestiva investendo sulla ricerca e su strumenti di difesa passiva”.

La cimice asiatica si differenzia da quelle nostrane, oltre che per la voracità, anche per la sua grandezza: la Halyomrpha halys, il nome con cui è identificata, raggiunge una lunghezza di 1,5-1,7 centimetri. Di colore molto più scuro, le cimici asiatiche sembrano trovarsi molto a loro agio nel nostro Paese. Se il clima delle loro zone di provenienza (Giappone, Cina, Corea) garantisce loro una solo generazione all’anno, con il clima mediterraneo riescono a raggiungerne quattro. Secondo Coldiretti, le cimici asiatiche sono destinate a raggiungere anche il sud Italia. Chi sta cercando di capirne di più è l’Università di Modena: da quando questo “alieno invasivo” è arrivato in Italia, a Modena è cominciato lo studio del Dna di questo particolare tipo di insetto per cercare di capire come fermarla. Secondo uno studio del 2016 prodotto dalla stessa Università, la cimice è arrivata anche in America nel 2010 e ha prodotto danni per milioni di dollari, mentre le segnalazioni in Italia sono più che raddoppiate dal 2012 al 2015.  Unica consolazione, non pungono uomini. Dopo la normativa europea che dall’anno prossimo porterà gli insetti sulle tavole italiane, chissà se un modo per fermarle sarà quello di mangiarle…

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