“In nessun Paese europeo è consentito passare con tanta facilità dai talk show alle prime pagine dei giornali di funzioni requirenti e giudicanti fino alla presidenza di collegi di merito e di Cassazione“. Il vicepresidente del Csm Giovanni Legnini, parlando al congresso dei penalisti, entra a gamba tesa nella polemica su Piercamillo Davigo sollevata dal presidente della settima commissione del Consiglio superiore della magistratura Claudio Galoppi. Legnini non ha fatto il nome dell’ex numero uno dell’Anm e oggi presidente della II Sezione Penale della Cassazione. Ma il riferimento era chiarissimo.
Galoppi aveva infatti criticato Davigo per la partecipazione a un programma tv, DiMartedì su La7, durante il quale il magistrato ha detto che “chi prende la prescrizione deve vergognarsi”. “Un giudice in servizio”, aveva sostenuto Galoppi, “non partecipa a talk show politici lanciando giudizi morali e lasciandosi andare a commenti di natura politica. Così si getta discredito sull’intero ordine giudiziario”. Il membro togato di Palazzo dei Marescialli, esponente di Magistratura indipendente (che Davigo ha lasciato nel 2015 per fondare un’altra corrente), era arrivato a prefigurare “conseguenze”. Ma il Csm non ha competenza in materia di azione disciplinare sui magistrati, che parte invece su iniziativa del Procuratore generale o del Ministro della Giustizia.
Quanto alle “prime pagine dei giornali”, proprio venerdì il fondatore di Autonomia e Indipendenza ha dato una lunga intervista al Corriere, richiamata in prima pagina, per smentire quanto scritto dal Giornale riguardo a presunti suoi incontri segreti con Beppe Grillo per mettere a punto modifiche della legge elettorale studiate ad hoc per escludere Silvio Berlusconi dalla vita politica.
“Non ci sono norme per arginare questo fenomeno” del presunto “eccesso di presenza” dei magistrati sui media, ha ammesso però Legnini. Aggiungendo che “arginarlo spetta a tutti i protagonisti, a chi tiene al rispetto sacrosanto dell’indipendenza della magistratura che deve essere percepita come tale dai cittadini”. Legnini ha sottolineato che “non è in discussione la libertà d’espressione, ma c’è bisogno di recuperare senso di responsabilità, un esercizio equilibrato delle funzioni, tanto più se si parla di funzioni giudiziarie”.
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