Una rampa per disabili abusiva. Ma ci vogliono 14 anni per dichiararla tale. Succede a Roma, nel quartiere del Pigneto, zona di bar, movida, attività culturali ma anche spaccio. Daniele Lauri è uno dei cinque soci fondatori (oggi sono in quattro) di “Libera… Mente”, una cooperativa sociale che nel 2003 ha aperto un locale, lo Yeti, qui a via Perugia. “Un progetto all’epoca preparato anche con l’allora assessora alle politiche per le persone handicappate, Ileana Argentin, per la completa accessibilità del locale”, racconta Daniele. “Per le persone che si muovono in sedia a rotelle ma anche per i genitori con i loro passeggini”. Lui, costretto su una sedia a rotelle, grazie a questa rampa, allo Yeti ci lavora. Lo gestisce. “Lo apro e lo chiudo da solo”, racconta.

Il Pigneto, allora, aveva un aspetto completamente differente. “Un susseguirsi di serrande vuote”, racconta ancora Daniele. “Viviamo qui in zona e abbiamo deciso di rilevare il locale – che era una vecchia trattoria chiusa ormai da qualche anno – e di provare a lanciare questo progetto di libreria caffè: all’epoca non era ancora una formula di locale così diffusa”.

Passano gli anni. Roma, dice Daniele, è una città in cui il diritto all’accessibilità delle persone disabili è costantemente negato. Ma, grazie alla rampa, riesce a gestire a tutti gli effetti questo locale come socio-lavoratore. Poi, però, a marzo, il colpo di scena: un verbale per – testuale – “occupazione di suolo pubblico (marciapiede) con la realizzazione di una rampa in cemento”. “Avevamo avanzato richiesta per mettere i tavolini fuori”, racconta Lauri. “Solo che i vigili, quando sono arrivati, ci hanno detto: eravamo qui per prendere le misure per sedie e tavoli per la stagione estiva come avete chiesto, ma invece vi multiamo la rampa”. Perché, dicono, è abusiva.

La cooperativa “Libera… Mente”, che gestisce il caffè-libreria – “siamo pur sempre un’attività commerciale e dobbiamo campare” – ha quindi avviato con il Municipio un percorso di sanatoria. “Come se avessimo davvero fatto i furbi”, dice Daniele. “Ma è l’unica soluzione per tentare di riavviare la nostra attività e sbloccare anche la questione dei tavolini, ora sospesa a causa del contenzioso col municipio”. Soldi, tempo, il lavoro dell’avvocato e quello dell’architetto: “Io e un altro socio ci siamo sospesi lo stipendio”. La cooperativa ha “prodotto nuovi disegni tecnici, nuove relazioni oltre a quelle del 2003” e le ha portate agli uffici tecnici, “dove speriamo che ci sia, come sembra, l’intelligenza per risolvere definitivamente questa storia”. Su un punto non transigono, però: la multa. “L’abbiamo contestata. Non ho nessuna intenzione di pagare una multa per il diritto che hanno le persone disabili di andare dove pare a loro”, dice Daniele.

Per uscire dall’impasse, i soci dello Yeti avevano avanzato una proposta: che il municipio “adottasse” la rampa della discordia come patrimonio pubblico. In questo modo l’infrastruttura sarebbe stata regolarizzata senza lungaggini e storture burocratiche. Ma così non è stato. “Siamo persi in tecnicismi che francamente non capiamo e attendiamo ancora conferma che la situazione sia risolta e che non dovremo pagare una tassa sulla rampa”, dice ancora Daniele Lauri.

“Ad aprile ho presentato un’interrogazione parlamentare ma non ho ricevuto risposta”, dice a ilfattoquotidiano.it la deputata Ileana Argentin. “Credo che il presidente del municipio dovesse intervenire ai sensi del decreto del Presidente della Repubblica 503/96″, quello sull’abbattimento delle barriere architettoniche. “Sono sgomenta, è una battaglia che non deve essere persa. Pagare una tassa su una rampa per disabili è come pensare che su un marciapiede c’è uno scalino e che chiunque passi su quello scalino debba pagare una tassa”.

Oggi la matassa sembra essere a un passo dall’essere sbrogliata. “Mi risulta che la rampa sia stata sanata”, dice a ilfattoquotidiano.it Giovanni Boccuzzi, presidente M5S del V Municipio. “Manca solo il nulla osta dei vigili, non so quando arriverà. A livello politico siamo intervenuti più volte, fin dall’inizio della legislatura. Inizialmente l’ufficio tecnico mi aveva detto che, siccome la rampa era abusiva, andava abbattuta e poi rimessa su. Ho detto: non scherziamo. Con la sanatoria ora le cose si stanno risolvendo. In questi giorni il dirigente dell’ufficio tecnico mi ha detto che la rampa e l’accorpamento interno sono stati sanati”.

Non si poteva trovare soluzione politica alla questione? “Ci vuole trasparenza. E stiamo politicamente sul pezzo da tempo”. “Al presidente non abbiamo mai chiesto una soluzione opaca o clientelare ma di portare in consiglio municipale un voto sulla acquisizione della rampa”, risponde Daniele Lauri. “Inoltre, abbiamo protocollato un progetto a costo zero per l’accessibilità in tutto il quadrante. Non hanno mai risposto”.

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