Recentemente l’Organizzazione mondiale della sanità ha aggiornato l’elenco delle lista dei farmaci essenziali, inserendo tra gli altri anche due farmaci relativi all’Hiv, uno per la profilassi e l’altro per il trattamento. L’elenco, aggiornato ogni due anni da un pool di specialisti riconosciuti a livello internazionale, ricopre un importante ruolo, quello di evidenziare i farmaci essenziali utili a soddisfare le necessità della maggioranza della popolazione nell’ambito delle cure sanitarie e che quindi devono essere sempre disponibili in quantità sufficiente e sotto la forma farmaceutica appropriata.

Inserire in questo elenco i due farmaci relativi all’Hiv è probabilmente da ascrivere alla nuova ondata di diffusione del virus Hiv nella popolazione mondiale. In particolare, l’ultimo rapporto Unicef ha lanciato un allarme importante, parlando di un aumento di nuovi casi di contagio da Hiv tra gli adolescenti. Se non verranno effettuati ulteriori progetti di sensibilizzazione in questa fascia di età, i nuovi casi di contagio da Hiv aumenteranno fino a 400mila ogni anno, rispetto ai 250mila del 2015 in tutto il mondo. Sempre secondo Unicef nel 2015 sono state colpite 1,1 milioni di persone fra bambini, adolescenti e donne.

D’altro canto, il settimo rapporto sui bambini e l’Aids For every child: end Aids riporta che fra i ragazzi tra i 10 e i 19 anni, sono 41mila le vittime dell’Aids. Sono dati preoccupanti, che tengono conto dei paesi con maggiore difficoltà nella gestione della prevenzione e della promozione del safer sex, ma che non tralascia completamente le società occidentalizzate dove le strategie di prevenzione dovrebbero avere una maggiore capacità di realizzazione e di diffusione.

Fare la cosa giusta al momento giusto. Ma qual è la cosa giusta e quale il momento giusto? Ma soprattutto, dove gli adolescenti possono ricavare queste informazioni? I dati diffusi dal Censis sulle conoscenze in materia di sessualità e rischi connessi ci dicono che il 64,2% dei ragazzi/e ha rapporti tra i 15 e i 18 anni che l’uso del profilattico è abbastanza diffuso (70,7%) ma che alcuni di loro scambiano la pillola per un metodo di protezione dalla infezioni sessualmente trasmesse (17,6) e che il 45,9% di quelli che non si proteggono nei rapporti sessuali non lo fanno perché “ritengono che le malattie si contraggono solo in casi particolari”.

Una recente indagine Fiss, svolta su ragazzi tra i 13 e 17 anni, ha riportato che il 44,5% dei ragazzi/e considerano la scuola un riferimento importante e vorrebbero che si facessero corsi già negli anni delle medie inferiori; oltre il 70% pensa sia necessario un confronto con esperti del settore, perché l’informazione sessuale determina maggiore consapevolezza e rassicurazione sui dubbi secondo il 79,56%.

Nonostante i ragazzi si dicano abbastanza soddisfatti dell’educazione ricevuta, chiedono comunque più informazioni e desiderano approfondire gli aspetti più complessi della sessualità e della prevenzione. Sono gli stessi adolescenti quindi a chiedere a gran voce di ricevere interventi mirati sulla educazione affettiva e sessuale e come Federazione italiana di sessuologia scientifica sosteniamo questa richiesta e cerchiamo di intervenire ogni volta possibile con incontri e confronti.

Pensiamo che i ministeri interessati (Salute e Miur) dovrebbero farsi carico di questa esigenza e lavorare in maniera congiunta per realizzare un programma esteso ai diversi gradi di scuole per poter informare i ragazzi/e prima che le cose accadano e poterli aiutare a riconoscere i comportamenti sessuali sicuri.

Di seguito due guide pratiche al sesso sicuro:

1. Safer sex guidelines for adolescents

2. Young zone: un portale per l’educazione sessuale dei giovani

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