Il decreto ministeriale è del 9 dicembre ed è stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale pochi giorni fa. Rappresenta l’atto con cui è stato approvato il bilancio di previsione 2017 della Presidenza del Consiglio. Il budget, anche per quest’anno, crescerà: di ben 21 milioni di euro, per la precisione. Cosicché l’appannaggio complessivo di cui potrà disporre l’Esecutivo guidato da Paolo Gentiloni sarà pari a poco meno di 1,38 miliardi.

Scorrendo le tante voci che compongono il bilancio previsionale non si rinviene traccia alcuna di spending review e sono invece parecchi gli elementi sorprendenti. Il primo ha a che fare con le diverse emergenze che sta vivendo il Paese, con specifico riferimento, naturalmente, alle conseguenze degli eventi sismici e del maltempo abbattutisi sul Centro-Italia.

Ebbene, le risorse della Protezione Civile diminuiranno quest’anno addirittura di 71 milioni di euro, passando da 454,3 a 382,4 milioni. La scure viene calata, in particolare, sulle spese per gli interventi: gli 80,9 milioni di euro del 2016 vengono più che dimezzati e nel 2017 diventeranno così 38,1 milioni. Il Fondo per la prevenzione del rischio sismico subisce poi un taglio di 44 milioni di euro e il Fondo delle emergenze nazionali si riduce di 9 milioni, passando così da 249 a 240 milioni di euro.

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Bilancio previsionale 2016

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Bilancio previsionale 2017

In compenso vengono stanziati quasi 1,4 milioni di euro per le spese di funzionamento della struttura di missione “Casa Italia”- oggetto ancora non ben identificato – , ossia del dipartimento voluto da Matteo Renzi per «mettere in sicurezza il Paese» a seguito della prima grande scossa del 24 agosto in Centro-Italia.

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Nel bilancio 2017 compaiono nuovi stanziamenti. Su tutti, degno di nota è quello ricondotto al vertice dei 7 Paesi più industrializzati (G7), che si terrà a Taormina a fine maggio. La cifra totale assegnata è poco meno di 45 milioni di euro: 27,3 sono genericamente ascritti alle “spese per gli interventi relativi all’organizzazione della Presidenza italiana del gruppo dei Paesi più industrializzati”, mentre poco più di 15 riguardano le “spese per l’attuazione degli interventi di adeguamento di natura infrastrutturale e per le esigenze di sicurezza del G7”.

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Proseguendo la lettura del documento, emerge una stranezza: nonostante le riforme costituzionali non siano più in agenda, 102 mila euro sono comunque allocate sul capitolo “spese per la realizzazione di iniziative di valorizzazione, diffusione e confronto in tema di riforme costituzionali ed istituzionali, di rilevazione dei loro effetti, nonché di analisi, documentazione e ricerca su Istituzioni internazionali ed europee”.

Sono inoltre diversi i capitoli con spese previsionali in aumento. A partire da quelle per il personale, che passeranno da 194 a 201 milioni di euro (+7,1 milioni). Ma il segno più l’avranno anche i costi per gli uffici di diretta collaborazione di ministri e sottosegretari, che lieviteranno a quota 14,1 milioni di euro (erano 12,1 nel 2016).

L’assenza di alcuna strategia tesa a tagliare la spesa centrale si fa sentire sui consumi intermedi – le spese di manutenzione, di formazione del personale, di attrezzature per uffici, eccetera – che salgono di ulteriori 2,8 milioni, per raggiungere un ammontare di quasi 40 milioni di euro. Netto l’incremento degli stanziamenti per far fronte a contenzioni (140 milioni a fronte dei 50 del 2016), soprattutto per effetto della destinazione di una cospicua parte (60 milioni di euro) alle “procedure transattive relative alla gestione dei rifiuti in Campania”.

Fa poi riflettere la previsione di spesa per la missione “Politiche di coesione”: su 4 milioni di risorse, 3,9 serviranno per le retribuzioni dei membri del nucleo di valutazione e analisi per la programmazione (NUVAP).

Da segnalare, infine, la cospicua diminuzione dei fondi per l’editoria (da 129,5 a 3 milioni). Ma ciò avviene solo perché è stato costituito un fondo sostitutivo ad hoc presso il Ministero guidato da Pier Carlo Padoan.

@albcrepaldi

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