“Con questo atto le associazioni no profit attive nei territori potranno partecipare con una procedura chiara e trasparente alla tutela e alla valorizzazione del patrimonio culturale, uno strumento che consentirà di partire dal basso nell’adempimento dell’articolo nove della Costituzione. Pubblico e privato sociale perseguono infatti lo stesso obiettivo a favore del patrimonio culturale a tutto vantaggio dell’intero sistema Paese”. Il ministro dei Beni e delle attività culturali e del turismo Dario Franceschini è certo del fatto che risponderanno in molti al bando per la concessione in uso a privati di beni immobili del demanio culturale dello stato non aperti alla fruizione pubblica o non adeguatamente valorizzati. E quindi del fatto che almeno alcuni elementi del patrimonio storico-architettonico-artistico del Paese torneranno a risplendere. Un tentativo.

“La Direzione Generale Musei intende individuare associazioni e fondazioni senza fini di lucro alle quali concedere in uso beni immobili del demanio culturale dello Stato, per i quali attualmente non è corrisposto alcun canone e che richiedono interventi di restauro. La concessione d’uso è finalizzata alla realizzazione di un progetto di gestione del bene che ne assicuri la corretta conservazione, l’apertura alla pubblica fruizione e la migliore valorizzazione”, si specifica nell’avviso pubblico che scadrà il 16 gennaio. Dove è elencata la lista dei beni immobili con il relativo canone annuale a base d’asta. Si tratta di chiese e castelli, certose e ville storiche, abbazie ed eremi. Tredici frammenti di patrimonio disseminati per l’Italia. La chiesa di San Pietro ad Oratorium a Capestrano nell’aquilano, per la quale il canone annuale è di 595,30 euro. La chiesa di San Barbaziano, a Bologna, per cui occorrono 4.430 euro. Il castello e il Museo nazionale Naborre Campanini a Canossa, nel reggiano, valutato 760 euro. Villa Giustiniani a Bassano Romano, nel viterbese, che raggiunge i 18.920 euro. Aggiudicarsi la Certosa di Trisulti a Collepardo, nel frusinate, invece, costerà come minimo 14.658 euro. L’Abbazia di Santa Maria di Vezzolano ad Albugnano nell’astigiano, poi, costa 19.100 euro. Mentre il Castello di Moncalieri, nel torinese, è valutato 12.335 euro. L’Abbazia di Soffena a Castefranco di Sofra, nell’aretino, 1.271 euro. L’Eremo di San Leonardo al Lago a Monteriggioni, nel senese, 1.215 euro. Villa Brandi a Vignano, ancora nel senese, 14.100 euro. Il Castello Bufalini a San Giustino, nel perugino, 12.180 euro. La Villa del Colle del Cardinale a Perugia, 14.100 euro. Infine, Villa del Bene a Dolcè, nel varesotto, 4.713 euro.

Architetture di ogni età che conservano testimonianze artistiche di straordinaria rilevanza. Capolavori. Come il ciclo di affreschi del XII secolo nell’abside e nell’arco trionfale della chiesa di San Pietro ad Oratorium. O gli affreschi che tra la fine del XV e l’inizio del XVI secolo arricchirono Villa Giustiniani. E ancora i libri che costituiscono la Biblioteca all’interno della Certosa di Trisulti. Oppure gli affreschi del chiostro dell’abbazia di Santa Maria di Vezzolano, o quelli quattrocenteschi all’interno dell’abbazia di Soffena. Ma anche il ciclo di affreschi del pittore Lippo Vanni nell’eremo di San Leonardo al Lago a Monteriggioni. E il giardino all’italiana nel parco del castello Bufalini. Tutti beni a rischio e per questo messi “all’asta”. Nella speranza che la soluzione, che lo Stato non ha finora trovato, la rintracci qualche ente.

Esempi in tal senso non ne mancano. Anzi la casistica si arricchisce sempre più. A Palermo c’è l’Oratorio cinquecentesco di San Mercurio reso fruibile da circa due anni e mezzo dall’associazione Amici dei Musei Siciliani. A Borgo San Giacomo, nel bresciano, c’è il Castello di Padernello che l’omonima Fondazione gestisce, recupera e promuove dal 2005. A Riola, nel bolognese, c’è il Castello della Rocchetta Mattei che la Fondazione Carisbo ha restaurato e poi dato in gestione a una associazione locale. Sperare è quindi possibile. L’importante però non sarà soltanto assicurare una nuova vita a quei tredici immobili, ma anche garantire alcune cose. Innanzitutto il progetto di restauro e di conservazione con le relative modalità e tempistiche. Poi la fruizione pubblica e il successivo “progetto di valorizzazione, con l’indicazione dei servizi di accoglienza”. Senza contare il “prezzo dell’eventuale biglietto che il proponente intende istituire” e il “piano economico… che dimostri la sostenibilità economico-finanziaria della gestione”.

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