“Il mio governo finisce qui. Domani pomeriggio riunirò il consiglio dei ministri e poi salirò al Quirinale per consegnare al presidente della Repubblica le dimissioni”. Lo aveva detto, lo ha fatto: Matteo Renzi ha annunciato le sue dimissioni, in conferenza stampa a Palazzo Chigi a neanche un’ora e mezza dalla chiusura dei seggi che hanno decretato una sconfitta epocale per il fronte governativo. E per il premier. Che ha personalizzato troppo il referendum costituzionale e, con grande onestà e coerenza, ha parimenti personalizzato anche la sconfitta. E ne ha tratto le conseguenze. E’ stato un Renzi commosso, con gli occhi rossi per quasi tutto il discorso di 11 minuti che coincide con il suo addio da Palazzo Chigi. Mano in tasca, tolta e poi rimessa, il premier ha cercato di sdrammatizzare con qualche battuta ma ha anche rivendicato i risultati del suo governo. Poi ha ringraziato la moglie Agnese, al suo fianco, e i figli prima di lasciare la Sala dei Galeoni senza rispondere alle domande. Prima ancora di comparire di fronte ai giornalisti ha telefonato al presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, una volta confermato l’esito negativo del referendum.

Il discorso di Renzi: “Non ce l’abbiamo fatta. Volevamo vincere, non partecipare”
“E’ stata una festa, segnata da qualche polemica, ma una festa in cui tanti cittadini si sono avvicinati e riavvicinati alla Carta costituzionale. Molto bello e molto importante: sono fiero e orgoglioso”. Ha esordito così Matteo Renzi, che poi ha parlato dei risultati, ammettendo la debacle e rivolgendosi direttamente agli elettori. A quelli che hanno votato No, ma soprattutto a quelli che hanno votato Sì: “Il popolo italiano ha parlato in modo inequivocabile. Il no ha vinto in modo straordinariamente netto, ai leader del No congratulazioni e augurio di buon lavoro nell’interesse del Paese dell’Italia e degli italiani. Ora tocca a loro avere onori e oneri, a iniziare dalla responsabilità di proporre la legge elettorale, ci aspettiamo proposte serie e credibili”. “Volevamo vincere, non partecipare – ha detto Renzi – Non ce l’abbiamo fatta, abbiamo ottenuto milioni di voti che sono impressionanti ma insufficienti. Mi assumo tutte le responsabilità della sconfitta, dico agli amici del Sì che ho perso io, non voi. Voi volevate riavvicinare i cittadini alla cosa pubblica, avete fatto una campagna elettorale casa per casa, voi non avete perso”.

Il premier: “Volevo cancellare le troppe poltrone, salta la mia”
Poi è tornato sulla sua posizione: “Io ho perso. Dopo ogni elezione resta tutto com’è. Io sono diverso: non sono riuscito a portarvi alla vittoria. Ho fatto tutto quello che si potesse fare in questo momento”. Non ci è riuscito e quindi se ne assume le conseguenze: “Domani pomeriggio riunirò il consiglio dei ministri e poi salirò al Quirinale per consegnare al presidente della Repubblica le dimissioni. Questa riforma è stata quella che abbiamo portato al voto, non siamo stati convincenti, mi dispiace, ma andiamo via senza rimorsi. Come era chiaro sin dall’inizio l’esperienza del mio governo finisce qui. Volevo cancellare le troppe poltrone, non ce l’ho fatta. E allora salta la mia” ha sottolineato il premier dimissionario. Che poi ha ricordato quella che da domani sarà la road map: “Tutto il Paese sa di poter contare su una guida autorevole e salda come quella del presidente Mattarella” ha detto, sottolineando come il governo dimissionario nei prossimi giorni sarà al lavoro per assicurare l’approvazione della legge di bilancio e il massimo impegno sui territori colpiti dal sisma. “Con amicizia istituzionale e con un grande sorriso e abbraccio accoglierò qui il mio successore chiunque egli sarà. Gli consegnerò la campanella e il lungo dossier delle cose che restano da fare” ha poi continuato il presidente del Consiglio, con voce rotta dalla commozione in conferenza stampa conclusa con un ringraziamento a moglie e figli. “Grazie ad Agnese per la fatica di questi mille giorni e per come ha rappresentato splendidamente il Paese. Grazie ai miei figli” ha detto Renzi. Che ora, dopo aver incassato la debacle, sulla sua agenda ha già un’altra data delicata: il vice segretario Guerini, infatti, ha convocato per martedì prossimo la direzione del partito. Sarà una resa dei conti.

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