“Gli emendamenti inammissibili? Aria fritta. Non confondiamo la correttezza del processo legislativo con la politica. Quella sui soldi per Taranto era una decisione politica. Palazzo Chigi ha scelto di non stanziarli e ora cerca di metterci una pezza peggiore del buco. Ma chi fa politica deve assumersi la responsabilità di quello che dice e quello che fa. E se una cosa non la fa deve metterci la faccia“. Francesco Boccia, presidente Pd della commissione Bilancio alla Camera, non ci sta a prendersi la colpa della sparizione nottetempo, durante la discussione sulla legge di Bilancio, dei fondi per curare i bambini di Taranto ammalati per colpa dell’inquinamento causato dall’Ilva. Dopo le polemiche, il premier Matteo Renzi è partito al contrattacco: durante la conferenza stampa a palazzo Chigi sulla manovra (che ha appena ottenuto il via libera della Camera e passa ora al Senato) ha sostenuto che “è stato il presidente della commissione che ha dichiarato inammissibile l’emendamento” che metteva a disposizione a questo fine 50 milioni. Peccato che, come confermato dal relatore Mauro Guerra, sia stato il governo a dare parere contrario a un’altra proposta, stavolta a sua firma, che reintroduceva le deroghe al decreto ministeriale 70 sull’organizzazione dei servizi sanitari regionali e recuperava così lo stanziamento necessario per affrontare l’emergenza sanitaria. E questa seconda versione era stata scritta, poche ore prima, con il placet del Tesoro.

È vero in effetti, conferma Boccia a ilfattoquotidiano.it, che l’emendamento originario – come altri 2mila” – era stato cassato dopo l’istruttoria degli uffici parlamentari semplicemente perché localistico e in quanto tale vietato dalle nuove regole sul bilancio dello Stato. Ma è in un momento successivo che si entra nel merito e “tra le proposte inammissibili perché scritte male si decide quali, per scelta politica, devono essere recuperate con proposta del relatore e l’ok del governo”. Tra le priorità, insieme ad altri interventi localistici come la Coppa del mondo di sci di Cortina d’Ampezzo e il centro meteo di Bologna, c’erano, appunto, i fondi per Taranto. “E sulla proposta del relatore”, ricorda il presidente di commissione, “c’era l’ok del ministero dell’Economia. Però quando, nella notte tra mercoledì e giovedì, sono entrato nella sala in cui si definivano le priorità per ribadirlo, nel gelo più assoluto ho preso atto che c’era il no, per motivi tuttora incomprensibili, di Palazzo Chigi”. Nei giorni successivi “il sottosegretario De Vincenti ha fatto polemica sbagliando bersaglio, parlando di “sanità pugliese inadeguata“, ma ha ribadito che al Senato si discuterà se finanziare o meno questa esigenza”. Ora invece Renzi dà voce a una tesi “in contrasto con quella di De Vincenti”. Ma la realtà, continua Boccia, è che “si è fatta una scelta politica, io penso sbagliata. La polemica non ci sarebbe nemmeno stata se anziché sfuggire alle proprie responsabilità se le fossero assunte”.

C’è però un motivo ben preciso, che poco c’entra con Taranto, se il premier ora definisce “molto strumentale” la polemica: il presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, ha annunciato che sabato 3 dicembre, il giorno prima del referendum, sotto Palazzo Chigi ci sarà “una riunione silenziosa” chiesta dall’associazione dei genitori tarantini “nella speranza che il presidente del Consiglio ci riceva e ci dia rassicurazioni“. “Il sit in nel giorno del silenzio elettorale” ovviamente non va giù a Renzi. Il quale, dopo aver rivendicato che “il governo ha messo 1 miliardo e 600 milioni su Taranto, quindi figuriamoci se non diamo un’ulteriore mano, se possibile”, se ne è comunque lavato le mani dicendo che “è il Parlamento a dover decidere”. E il governo? “C’è la massima disponibilità. La disponibilità è forte e rimane tale nonostante i toni sorprendenti“, ha chiosato. “Ma dire che quei fondi o vanno a Taranto o niente non mi pare sia corretto”.

Boccia respinge al mittente questa ricostruzione dei fatti, sottolineando che “parlare degli emendamenti inammissibili è parlare di aria fritta. “E’ evidente che la decisione presa quella notte davanti a venti persone tra funzionari e sottosegretari di altri ministeri è stata sbagliata. Il problema non erano i 2mila emendamenti, che sono stati bocciati per evitare pasticci, perché le norme che passano al vaglio del sottoscritto non finiscono per essere ribaltate da altri organi costituzionali come accade ad altri. Il problema è la decisione politica non assunta. Il governo ha deciso di non sostenere quello stanziamento e ora cerca di metterci una toppa che è peggiore del buco”.

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